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Cronaca Legnago

L'autopsia conferma: «Nessun segno di violenza sul corpo di Natasha»

Proseguono le indagini sulla morte della colf 29enne di orgini ucraine, trovata morta nelle acque dell'Adige, nella zona di Legnago. In un'intervista al Tgr, Angela Barbaglio ha confermato: «Al momento non emergono indici di omicidio volontario»

Restano quelle del gesto estremo o della tragica fatalità, le ipotesi più probabili sulla morte di Natasha Chokobok, la madre e colf 29enne di origini ucraine, scomparsa dalla sua abitazione di Porto di Legnago la sera del 9 aprile, il cui corpo è stato trovato venerdì nell'Adige, a circa un chilometro di distanza dal ponte Principe Umberto, in direzione sud. 
Ad un primo esame, nessun segno di violenza era visibile sulla salma, così come è stato confermato dai risultati iniziali dell'autopsia. «Al momento non emergono indici di omicidio volontario», ha detto il Procuratore della Repubblica di Verona Angela Barbaglio ai microfoni del Tgr Veneto, in un servizio andato in onda nella giornata di mercoledì. L'esame autoptico, eseguito all'Istituto di Medicina legale di Verona, al momento dunque conferma le prime impressioni, ma la dottoressa Barbaglio, prima di pronunciarsi definitivamente, attende i risultati finali, che arriveranno entro 2 mesi quando saranno stati completati tutti gli accertamenti e che sono stati affidati dal dottor Stefano Aresu, magistrato di turno, al medico legale Elisa Vermiglio. 

Le indagini nel frattempo vanno avanti, senza tralasciare alcuna pista. La famiglia infatti continua a puntare il dito contro il compagno della donna, un operaio romeno di 35 anni, suo convivente da anni e padre della bambina. L'uomo, che aveva presentato la denuncia di scomparsa ai carabinieri, respinge con forza ogni accusa, ma alcuni trascorsi hanno visto Natasha ricorrere alle cure ospedaliere in due occasioni a causa di percosse, per le quali erano state presentate altrettante denunce poi ritirate. «Sicuramente sono circostanze che vanno analizzate - spiega sempre il procuratore Barbaglio nell'intervista al Tgr -. Il che potrebbe eventualmente concretizzare indici del reato di maltrattamenti che allo stato attuale non risulta però nemmeno rubricato. Risulta che era stata fatta una querela per lesioni dalla parte offesa, parecchio parecchio tempo fa, qualche anno fa, querela poi rimessa. Quindi sicuramente un rapporto familiare dei più piani e sereni, ma che non comporta necessariamente la sussistenza di reato».
Le attività investigative dunque proseguono, per fare luce sui contorni della vicenda che ha portato alla morte prematura delle 29enne. Non risultano attualmente esserci nomi iscritti nel registro degli indagati, in attesa del responso finale dell'autopsia. 

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