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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

L'asse Verona - Russia passa per il cinema. Ricevuto in Comune il regista Končalovskij

"È un onore per la nostra città poter ricevere uno dei grandi registi che fanno la storia della cinematografia russa. – ha dichiarato il sindaco di Verona Federico Sboarina – Vogliamo avviare progetti di rafforzamento dei legami economico-culturali con la Russia"

È stato ricevuto, questo pomeriggio a palazzo Barbieri, dal Sindaco Federico Sboarina e dal vicesindaco Lorenzo Fontana il regista russo Andrej Končalovskij, ospite d’onore della rassegna "I dieci giorni che sconvolsero un secolo - La Rivoluzione d'Ottobre nel cinema", in programmazione alla Gran Guardia dal 28 ottobre fino a 21 novembre, con il film Siberiade.  La rassegna è promossa dall’Associazione Conoscere Eurasia, in collaborazione con il Consolato Onorario della Federazione Russa in Verona, e dal Verona Film Festival del Comune di Verona. Erano presenti Antonio Fallico, console onorario della Federazione Russa e presidente di Conoscere Eurasia, i curatori della rassegna Giancarlo Beltrame e Paolo Romano ed Elena Gladkova di GosFilmFond (National Film Foundation della Federazione Russa) .

Il commento del sindaco Sboarina

«È un onore per la nostra città poter ricevere uno dei grandi registi che fanno la storia della cinematografia russa – sottolinea il sindaco Sboarina –. Un’occasione che si concretizza a pochi giorni di distanza dal grande successo realizzato nella nostra città dal X Forum Eurasiatico. Appuntamenti diversi che rappresentano punti di partenza importanti per avviare positivi rapporti di relazione e, soprattutto, per strutturare progetti concreti che, nel lungo tempo, ci consentano un rafforzamento dei legami economici-culturali tra la nostra città e la Russia».

Le parole del vicesindaco Fontana

«Verona può divenire la porta di collegamento tra l’Italia e la Russia – dichiara il vicesindaco Fontana –. È necessario prendere coscienza sul fatto che non può esistere una Europa senza la Russia. La nostra città, in un momento di forte incertezza sul fronte dei rapporti internazionali, può rappresentare un segnale positivo per tutta l’Europa».

«Tra le nuove evoluzioni economiche asiatiche e l’Europa, c’è la Russia – precisa il regista Končalovskij – un dato di fatto immutabile di cui è necessario prendere coscienza. Avviare rapporti con la Russia è fondamentale nell’ottica di una crescita sia per l’Italia che per l’Europa intera».

Chi è Andrej Končalovskij

Nato a Mosca nel 1937 in una famiglia di artisti e intellettuali, pronipote del pittore Vasilij I. Surikov, figlio dello scrittore per ragazzi Sergej Michalkov (autore del testo dell'inno nazionale russo) e della poetessa e traduttrice Natal′ja Končalovskaja, è fratello del regista Nikita Michalkov dal quale ha voluto differenziarsi assumendo il cognome materno. Dopo gli studi di musica s'iscrisse alla scuola di cinema VGIK diretta da Michail Romm, dove iniziò una proficua collaborazione con Andrej Tarkovskij. Alcuni dei suoi primi film ebbero problemi con la censura sovietica e ciò lo spinse dapprima a concentrarsi sulla riduzione di testi letterari e poi a emigrare negli Stati Uniti, dove realizzò subito due film memorabili, Maria Lover's (1984) e A 30 secondi dalla fine (1985). È tornato a lavorare in Russia dopo la fine dell'Urss, con un film molto critico nei confronti dello stalinismo, Il proiezionista (1992). Ha ottenuto tre Leoni d'argento per la migliore regia a Venezia con La casa dei matti, Le notti bianche di un postino (2014) e Paradiso (2016), e un Premio speciale della giuria a Cannes con Siberiade (1979).

«Ogni film è una sfida, ogni volta cerchi l'invisibile oltre il visibile», ha detto in un'intervista di poche settimane fa Andrej Končalovskij, prima di affrontare a 80 anni la prossima impresa cinematografica, un film su Michelangelo girato in Italia, che si intitolerà Il peccato. E in 56 anni di una carriera iniziata nel 1961 con il primo cortometraggio Il ragazzo e la colomba, che a Venezia, sotto gli occhi di Antonioni, Pasolini e Rossellini, gli valse il primo di una lunghissima serie di premi internazionali e con la collaborazione alle prime sceneggiature di Andrej Tarkovskij, le sfide non gli sono certo mancate. In primis contro la censura sovietica, che in piena era brezneviana lo mise nel mirino fin dal secondo lungometraggio, La felicità di Asija (1966), per alcune scene troppo realistiche sulla vita dei kolchoz, che demolivano l’illusione della vita armoniosa e felice nelle comuni sovietiche. Relegato nel limbo dei film sospesi in URSS (un modo per togliere di circolazione film scomodi senza ricorrere apertamente alla censura), rimase invisibile per oltre vent'anni, prima di essere riproposto e premiato con i più importanti riconoscimenti russi, i Nika, nel 1988, al tempo della glasnost. E difficoltà incontrò anche Siberiade (1979), che dopo il Gran Premio della Giuria a Cannes non ebbe l’investitura ufficiale di approvazione da parte del PCUS.

Nemmeno il soggiorno americano, a partire dal 1980, fu tutto rose e fiori e le difficoltà non mancarono. Končalovskij, tuttavia, artista colto e raffinato, ha continuato a seguire la propria strada, alternando lavori in Russia a produzioni all'estero e mantenendo un legame speciale con l'Italia. E proprio qui, un paio di anni fa, ha così espresso in sintesi il senso del suo lavoro: «Ci sono registi che amano insegnare le esperienze apprese e vogliono condividerle, altri ai quali semplicemente piace imparare facendo film: io sono tra questi. Il mio principio è che la vita è breve e bisogna fare in tempo a commettere tutti gli errori possibili».

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