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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Alluvione, la magistratura vuole vederci chiaro

Un documento del 2005 indicava Monteforte, San Bonifacio e Soave come zone a massimo rischio

Un atto dovuto. La magistratura cerca di vederci chiaro sulle cause che hanno portato all'alluvione di Ognissanti. La sua lente si starebbe concentrando su due situazioni "a rischio" di cui si era a conoscenza da anni, ma che non sono state messe in sicurezza. Il ponte della Motta a San Bonifacio e il nodo del sottobacino Adige - Chiampo.

Già nel 2005 l'Autorità di Bacino Nazionale dell'Adige nel suo "Piano piano per la tutela del dissesto idrogeologico" affermava che era necessario un "intervento di riatto, ampliamento, adeguamento e rifacimento di un'opera esistente e una nuova opera, cioè la realizzazione di "due casse di espansione per la messa in sicurezza del sistema Alpone - Aldegà - Chiampo". Come abbiamo già documentato, per un motivo o per l'altro, non se n'è fatto nulla. Il documento dell'autorità di bacino prosegue affermando che "l'intervento va comunque interfacciato per la messa in sicurezza del torrente Tramigna nell'abitato di Soave. L'intervento si classifica di priorità 1", cioè della massima urgenza. Si indica anche che "il danno potenziale più elevato si realizza nella parte nord est dell'abitato di Monteforte d'Alpone e in relazione agli insediamenti industriali collocati tra il torrente Chiampo e l'autostrada A4 in prossimità del casello di Montebello Vicentino". Segnalando tutta l'area come a rischio 4, il livello massimo. Cioè con la possibile "perdita totale" del centro abitato o delle aree produttive. Era il 2005. Non è stato fatto nulla. La magistratura starebbe indagando per definire di chi siano le responsabilità.

Anche il ponte della Motta viene segnalato nel documento.
Il problema viene descritto così: "Sormonto arginale dovuto al rigurgito provocato dal ponte posto ad una quota inferiore rispetto all'argine". La soluzione indicata era il rifacimento del ponte, sempre con priorità 1. Costo stimato dell'opera "un milione ottocentomila euro". Anche in questo caso nulla di fatto. In questi anni si sono succedute solo soluzioni "tampone". E anche in qesto caso la magistratura starebbe tentando di fare luce. 

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