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Incoraggiate esperimento: via Pfas dall'organismo grazie al carbone attivo vegetale

La ricerca è stata condotta dal gruppo di studio del professore dell'università di Padova Carlo Foresta e prende spunto dai filtri al carbone attivo usati per la purificazione delle acque contaminate

Eliminare i Pfas dall'organismo usando il carbone vegetale. Si è posta questo obiettivo una ricerca sperimentale realizzata da un gruppo di studio guidato dal professore dell'università di Padova Carlo Foresta. L'idea è quella di drenare a livello intestinale i Pfas, rendendoli eliminabili con le feci. E una prima dimostrazione del procedimento è stata presentata martedì scorso, 4 ottobre, a Padova: in vitro è stato possibile rimuovere il 50,3% di Pfoa e il 44,6% di Pfos. «Questi risultati suggeriscono la possibilità di trattamento realizzabile con un semplice integratore alimentare», ha commentato il professor Foresta.

L'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) è un argomento che ha acquisito estrema rilevanza soprattutto in Veneto, dove è stata scoperta una vasta contaminazione dell'acqua tra le province di Verona, Padova e Vicenza. L'acqua contaminata da Pfas è stata bevuta per anni da uomini e donne che oggi si ritrovano con un'elevata concentrazione di Pfas nel sangue. Ed una maggiore esposizione ai Pfas aumenterebbe il rischio di sviluppare alcune malattie, come dimostrato dal professore Carlo Foresta in molte sue ricerche. «Le manifestazioni cliniche associate all'inquinamento da Pfas sono certamente evidenti nelle popolazioni esposte - ha spiegato Foresta - Ma è interessante considerare che anche i bassi livelli di queste sostanze riscontrabili nella popolazione generale possono costituire fattore di rischio per manifestazioni cliniche associate a questa forma di inquinamento».

Su queste premesse, sono state proposte varie iniziative per la riduzione delle concentrazioni di questi inquinanti ed in particolare si è rivelato efficace l’utilizzo di filtri al carbone attivo per la purificazione delle acque ad uso umano nell’area veneta dove è stato riscontrato il massimo inquinamento da Pfas. È rimasta tuttavia inalterata la difficoltà di intervenire sull’uomo per eliminare queste sostanze.
Per risolvere la questione dell’eliminazione dei Pfas dal corpo umano si è attivato il gruppo di studio del professor Carlo Foresta. Le ricerche condotte dalla sua equipe e svolte nel reparto di andrologia e medicina della riproduzione dell'Azienda Ospedale Università di Padova, diretto dal professor Alberto Ferlin, hanno permesso di identificare possibili forme di intervento basandosi sulle dinamiche di bioaccumulo di queste sostanze nell’uomo. Da un’intuizione sperimentale ispirata all’attuale tecnologia di filtraggio delle acque, basata sull’utilizzo dei filtri ai carboni attivi, è stato individuato un corrispettivo terapeutico nel carbone attivo vegetale ad uso umano.
Il carbone attivo vegetale è una sostanza naturale in grado di trattenere al suo interno molte molecole, grazie alla sua estesa area superficiale interna che può raggiungere migliaia di metri quadri per grammo di sostanza in polvere. Il carbone attivo vegetale trova già impiego nel trattamento di intossicazioni da farmaci e avvelenamenti alimentari, nonché per il meteorismo intestinale.

«Il nostro esperimento è stato quello di drenare a livello intestinale i Pfas, rendendoli eliminabili con le feci», ha spiegato il professor Foresta. E una sperimentazione in vitro per verificare la validità teorica di questa ipotesi di trattamento è stata condotta nel dipartimento di medicina dell’Università di Padova, con la collaborazione dei dottori Luca De Toni e Andrea Di Nisio.
Lo studio è stato presentato a margine dell’incontro "La Fiera delle Parole", promosso dal Comune di Padova, durante il dibattito "L'inquinamento ambientale: una scomoda verità", con la partecipazione di Carlo Foresta, Telmo Pievani e Roberto Papetti. In un modello di soluzione fisiologica, avente una composizione simile al sangue umano, sono stati disciolti Pfoa e Pfos, i due principali Pfas presenti nel sangue dei soggetti esposti. L’incubazione con carbone attivo vegetale si è dimostrata in grado di rimuovere rispettivamente ben il 50,3% e il 44,6% degli inquinanti. Questi risultati suggeriscono l’esistenza di una forza motrice netta a favore dell’attività assorbente del carbone attivo per i composti perfluoroalchilici, tale da sottrarre gli inquinanti dal ricircolo entero-epatico e da favorirne l’eliminazione fecale a seguito della somministrazione orale.
«La traduzione pratica di questi esperimenti nell’uomo sarebbe quindi un possibile trattamento per alcune settimane con un integratore alimentare a base di carbone attivo vegetale che, a seguito di un opportuno dosaggio e frequenza giornaliera di assunzione, si ritiene sia in grado di ridurre considerevolmente i livelli di Pfas nel sangue - ha concluso Foresta - Questi risultati preliminari stimolerebbero la verifica clinica di questa ipotesi, rappresentando una possibilità di intervento rapido e non invasivo».

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