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Ancora critiche sui test antidroga nelle scuole, ma la Lega li difende

Ed anche Famiglia è Futuro chiede all'amministrazione di andare avanti, mentre gli studenti si sentono nel mirino di una campagna persecutoria

Tra chi critica e chi minimizza, fa ancora discutere il protocollo attivato da Comune di Verona, Ulss 9 Scaligera e Ufficio Scolastico per prevenire il consumo di sostanze stupefacenti tra gli studenti. Una prevenzione incentrata anche sui test antidroga a cui potranno essere sottoposti gli alunni delle scuole secondarie di Verona.

Già la Rete degli Studenti Medi si era opposta a questo provvedimento, ma gli studenti si sono riuniti anche in un collettivo, chiamato De-Testateci, che ha espresso la posizione di chi va a scuola per studiare e si sente nel mirino di una campagna persecutoria.

Si stanno attuando misure oppressive e repressive nei nostri confronti, ma soprattutto completamente inutili e controproducenti - scrive in una nota il collettivo De-Testateci - Controlli di questo livello trasformano la scuola da un luogo dove sentirci sicuri e tutelati ad un luogo dove abbiamo paura di andare, dove ci sentiamo criminali e giudicati dai nostri insegnanti, nonché le persone che hanno in mano parte del nostro futuro. Il diritto allo studio è essenziale per ottenere una società civile ed è inaccettabile pensare che ad un ragazzo che per chissà quale motivo fa uso di sostanze stupefacenti venga tolta la possibilità di frequentare la sua stessa scuola.
Pur essendo il test "volontario" chi si rifiuta viene automaticamente etichettato come un drogato dalla scuola, dalla sua famiglia e dalle forze dell'ordine ed etichette del genere sono difficili da togliersi e possono nuocere un ragazzo se non rovinargli la vita visto il clima proibizionista in cui viviamo dove l'atto di fumarsi una canna viene visto come il primo passo verso le droghe pesanti.
Nel frattempo non si mette in atto nessuna seria azione di prevenzione, l'argomento delle sostanze all'interno delle scuole non viene sensibilizzato, viene solo attuato mero terrorismo nei nostri confronti. Vogliamo attività più costruttive come incontri con esperti che illustrano i veri rischi che derivano dall'uso delle droghe perché ribadiamo che questi metodi non sono altro che controproducenti e sosteniamo che se vogliamo veramente parlare di scuole sicure preferiremmo che non ci piova in classe e che i soffitti non ci crollino in testa.

Ma il tema è anche oggetto di scontro politico, con +Europa che si è schierato dalla parte degli studenti. Ed anche il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco è contrario al protocollo voluto dall'amministrazione comunale. «È stata scelta la scorciatoia della criminalizzazione anche sul fronte del contrasto della diffusione di droghe nei giovani e vicino alle elezioni, questa è anche fonte di propaganda elettorale a buon mercato - ha detto Bertucco - I controlli a tappeto annunciati nelle scuole ci dicono che tutti sono dei possibili sospettati fino a prova contraria. Questo è un abominio perché salta a piè pari tutto l’aspetto educativo che invece dovrebbe essere la mission dell'istituzione scolastica. È vero che i giovani sono a rischio dipendenze, non solo da droghe ma anche da fumo, alcol, gioco d’azzardo e altro, ma il disagio non si combatte con azioni di polizia ma con interventi rivolti a risollevare le famiglie dal disagio, fornendo agli enti deputati a tale sostegno tutti i mezzi finanziari e professionali di cui avrebbero bisogno. Si tratta di un lavoro faticoso e costoso che né il Comune né la Regione hanno la volontà e forse nemmeno la convenienza politica di fare, molto più comodo mettere alla berlina scuole e giovani generazioni».

Per il Partito Democratico, in Veneto c'è una vera e propria emergenza droga, che la Regione starebbe combattendo nel modo sbagliato. «Con le operazioni spot, come i test antidroga in qualche istituto scolastico, la Regione tenta di nascondere l'assoluta mancanza di finanziamenti per il piano dipendenze che funziona solo se coinvolge una rete di soggetti, associazioni e comunità - ha detto la consigliera regionale Anna Maria Bigon - Per prevenire occorrono servizi pomeridiani di dopo scuola, bisogna fare rete con istituzioni e genitori per limitare le uscite notturne dei ragazzi, sul modello ad esempio dell’Islanda. Si contrastano le tossicodipendenze sostituendo il personale sanitario che va in pensione, mentre i Serd sono senza psicologi. Queste sono le azioni che ci aspettiamo, non chiacchiere e interventi spot».

Ed anche il movimento civico Traguardi si associa alle preoccupazioni sollevate dagli studenti, da diversi presidi e dagli altri partiti di Verona sull'introduzione dei test antidroga nelle scuole. A parere di Tommaso Ferrari, consigliere comunale, tale misura, di stampo puramente repressivo, rischia unicamente di compromettere il rapporto di fiducia tra studenti, genitori e scuola nonché di bollare irrimediabialmente i ragazzi e le famiglie in caso di rifiuto. 

Ma i consiglieri comunali della Lega difendono la scelta fatta dall'amministrazione comunale. «Massimo sostegno a tutte quelle iniziative che contribuiscono alla prevenzione delle tossicodipendenze e al contrasto della diffusione di tutte le droghe - hanno detto i consiglieri leghisti - Riteniamo opportuno fare chiarezza sui nuovi progetti avviati per fugare le preoccupazioni e le perplessità sollevate da qualche genitore e da qualche dirigente scolastico».

E a favore dei testi antidroga nelle scuole anche l'associazione Famiglia è Futuro. «Chiediamo all'amministrazione di non rinunciare a questo progetto, e di non cedere a ragioni elettoralistische di visibilità - ha dichiarato il presidente Filippo Grigolini - È divenuto non più procrastinabile intervenire con fermezza. Se viene meno la capacità educativa della famiglia di aiutare i figli, in una società dove ormai tutto è permesso, questa azione promossa dalla politica segna un confine, pone un limite e dice ai ragazzi che non tutto è lecito».

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