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Covid-19, studio epidemiologico a Verona: in mille hanno già risposto all'appello

Il primo bilancio del reclutamento di cittadini, ha visto solo 14 persone rifiutare l'invito a partecipare alla ricerca condotta dal Sacro Cuore Don Calabria, utile per capire quanti sono stati contagiati dal virus e per gestire la Fase 2

Ha avuto inizio lo scorso venerdì 24 aprile la fase operativa dello studio epidemiologico “Comune di Verona 2020”, la prima indagine in Italia che ha come obiettivo quello di valutare la distribuzione del virus SARS CoV2 in una città.

Giovedì mattina al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121, a Verona, un primo bilancio del reclutamento dei cittadini e l’illustrazione del percorso predisposto per gli esami medici richiesti dall’indagine. Era presente anche il sindaco Federico Sboarina. Il Comune di Verona, infatti, collabora con l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, promotore dello studio.

Finora hanno aderito 1.079 cittadini veronesi, 859 dei quali sono già stati sottoposti a tampone naso-orofaringeo e a prelievo di sangue per la ricerca degli anticorpi anti CoViD-19. Di questi 51 hanno dai 10 ai 17 anni, 135 dai 18 ai 34 anni e 172 più di 70 anni. Finora solo 14 cittadini non hanno voluto aderire

Arrivo del sindaco Sboarina al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco-2

I campioni biologici vengono prelevati al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco, l’area sanitaria a Verona dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che ha promosso lo studio. Ad oggi, 23 delle 76 persone che per vari motivi non potevano muoversi sono state raggiunte a domicilio con un’unità mobile dello stesso ospedale di Negrar, con a bordo un medico, due infermiere ed un autista.

Presso il centro è stato allestito un vero e proprio circuito ad anello e a senso unico, in modo tale da garantire il massimo distanziamento sociale e quindi la maggiore sicurezza possibile. Già all’ingresso viene misurata la temperatura corporea perché i soggetti con temperatura superiore a 37.5°C vengono inviati alla zona drive-in per l’esecuzione del solo tampone, mentre gli altri iniziano il percorso “pulito” che prevede la compilazione e sottoscrizione di tutti i moduli della privacy, l’accettazione, la misurazione dei parametri vitali (frequenza cardiaca e respiratoria e saturazione di ossigeno) e il prelievo di sangue. A seguire la persona uscirà dalla struttura per salire nella sua auto e portarsi quindi nella zona tamponi: l’esecuzione del tampone viene effettuata direttamente in auto e all’aperto. La fase operativa dello studio continuerà fino al 6 maggio. Poi il coordinatore dell’indagine, dottor Carlo Pomari, responsabile della Pneumologia di Negrar, e il biostatico Massimo Guerriero procederanno all’analisi dei dati.

L’indagine - che vede la collaborazione del Comune di Verona, dell’Ulss 9, della Pneumologia dell’Azienda ospedaliera e del Dipartimento di Diagnostica e Sanità pubblica dell’Università di Verona – viene fatta su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione veronese: 2061 persone (di almeno 10 anni di età) scelte casualmente dall’elenco dell’Anagrafe. Pertanto non possono essere inseriti altri nominativi, in quanto andrebbero ad inficiare la scientificità dello studio.

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«Dai dati raccolti risulterà con margine di errore dell’1,5% l’esatta fotografia di come è stata colpita la nostra città dal virus SARS-CoV-2. Emergerà, in altre parole, la percentuale di coloro che sono stati infettati ma non sanno di esserlo (asintomatici), di coloro che hanno contratto il virus e di coloro, invece, che sono sani», spiega il dottor Pomari.
«Da tali dati dipenderà la gestione della Fase 2, in quanto un’elevata percentuale di asintomatici indicherebbe maggiore prudenza nel procedere con le aperture e maggior attenzione nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e di uso dei dispositivi di protezione personale come le mascherine: sappiamo che il virus circola quindi dobbiamo difenderci. Mentre un alto numero di persone sane richiederebbe una maggiore azione preventiva in vista dell’autunno», sottolinea il professor Guerriero.

«Prima del 17 maggio – ha precisato il sindaco Sboarina – avremo la possibilità di visionare i primi macro risultati dell’indagine che, in maniera più approfondita, ci mostreranno lo stato di salute della popolazione veronese a seguito del contagio da Covid-19. Importante la risposta di partecipazione ricevuta dalla cittadinanza. Già 1079 le persone che hanno aderito allo screening, tra cui 135 giovani che, ancora una volta, hanno saputo dimostrare il loro positivo sostegno alla comunità in questo momento di difficoltà. Un bell'esempio che si aggiunge ai molti gesti e comportamenti virtuosi che, nelle molte settimane di chiusura ed isolamento, hanno caratterizzato la condotta della maggior parte dei veronesi.
Per ripartire in questa nuova normalità, l’indagine epidemiologica risulta oggi un punto di partenza ancora più importante. Lo studio, infatti, rappresenta uno strumento essenziale per la gestione della Fase 2, offrendo nuovi punti di osservazione per iniziare ad elaborare soluzioni concrete in favore della realtà sociale ed economica del nostro territorio. Se da una parte chiediamo che le Regioni possano decidere in forma più autonoma sulle scelte da portare avanti nella fase di ripartenza, dall’altra dobbiamo avere, anche dal punto di vista sanitario, un’idea più chiara di come il virus si sia diffuso nella popolazione e in quale stato di salute sia oggi la comunità veronese».

L’arruolamento dei soggetti procederà ancora per pochissimi giorni quindi coloro che abbiano ricevuto la lettera di invito, se desiderassero partecipare dovranno prenotarsi al numero verde 800 644 494 al più presto.

Il sindaco nella zona esterna drive-in per la raccolta dei tamponi-2

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