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Martedì, 23 Aprile 2024
Attualità Centro storico / Piazza Bra

Di nuovo in piazza per la didattica in presenza. «Le case non sono scuole»

Organizzato un flash mob per le 14.30 di domani in Piazza Bra, a Verona. E sulla decisione del Tar per il ricorso contro l'ordinanza regionale: «Il tribunale non lo ha bocciato. Lo valuterà il 27 gennaio»

Il presidente del Veneto Luca Zaia l'ha definita una «sentenza positiva». Il Tar ha respinto l'urgenza del ricorso contro l'ordinanza regionale che ha rimandato a febbraio il parziale ritorno della didattica in presenza nelle scuole superiori. Il tribunale ha deciso di valutare la sospensione dell'ordinanza il prossimo 27 gennaio, quando però mancheranno pochi giorni alla fine della sua validità. Non si tratta però di una vittoria piena della Regione e la precisazione è stata fatta dall'avvocato Giulia Ferrari, co-fondatrice di Ridateci La Scuola. «È stato detto che il Tar ha bocciato il ricorso o che ha respinto la richiesta di sospensiva, ma non è corretto - ha spiegato Ferrari - La decisione sulla sospensione dell'ordinanza regionale è stata fissata per il 27 gennaio e sono stati ravvisati sin da subito degli elementi di fondatezza del ricorso. Il provvedimento del Tar dà atto del fatto che gli studenti sono in didattica a distanza da 120 giorni e che la valutazione sui dati epidemiologici non è univoca, lasciando intendere che la valutazione dalla Regione Veneto a fondamento della propria ordinanza non è detto sia necessariamente corretta. Inoltre, il Tar afferma che i diritti alla salute e all'istruzione sono entrambi meritevoli di altissima considerazione, ponendoli su un piano di parità nel bilanciamento».

Anche per questo Ridateci la Scuola, insieme alla Rete degli Studenti Medi di Verona, tornerà in piazza domani, 22 gennaio. Dopo la manifestazione di San Giovanni Lupatoto, i favorevoli al ritorno ad una scuola in presenza hanno organizzato un nuovo flash mob per le 14.30 in Piazza Bra. «Crediamo che chi afferma che la scuola si possa fare in "smart working" forse non ha capito il ruolo essenziale di tale luogo quale spazio di crescita culturale, personale e civica per i nostri ragazzi. Le case non sono e non possono essere scuole», ha affermato Rachele Peter, co-fondatrice di Ridateci La Scuola.
«I motivi per cui la didattica a distanza (dad) debba rimanere uno strumento solo emergenziale sono davanti agli occhi di tutti. In primo luogo priva i ragazzi della dimensione del confronto relazionale tra di loro e con gli insegnanti, elemento indispensabile per la loro crescita umana, rinchiudendoli invece in uno spazio di solitudine, profonda demotivazione e sostanziale abbandono. Inoltre, la dad presenta aspetti discriminatori evidenti, penalizzando quelle famiglie che ancora non possono permettersi dispositivi efficienti o che non potranno mai godere di una connessione veloce. Infine, anche quando si fingesse di poter sorvolare su questi aspetti, la fase della valutazione risulta stravolta, a grave discapito della qualità dello studio. In ultima analisi, è la stessa formazione di una generazione che stiamo mettendo in discussione», ha aggiunto Olindo Zanotti, professore di scuola superiore.
«Stiamo sperimentano la didattica a distanza da diversi mesi, e quello che ne emerge è purtroppo catastrofico: le diseguaglianze economiche e sociali tra noi studenti sono sempre più evidenti, e se la scuola poteva essere un ascensore sociale, bisogna farlo ripartire al più presto - ha concluso Camilla Velotta, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi di Verona - Vogliamo rientrare all'interno dei nostri istituti, ma farlo in sicurezza. Servono impegno istituzionale e investimenti seri e mirati in istruzione, oppure il Paese andrà incontro a un'epidemia educativa senza precedenti».

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