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Saluto romano, bufera su Bacciga. Insorge la minoranza: "Il sindaco prenda le distanze"

"Chiediamo una presa di distanza immediata - scrivono molti consiglieri di minoranza - da parte del Sindaco e del Presidente del Consiglio Comunale, quale soggetto super partes garante del rispetto delle regole e delle leggi nonché deputato della Repubblica Italiana"

«Quanto accaduto ieri (giovedì 26 luglio, ndr) in sede di Consiglio Comunale non deve più succedere. Il gesto compiuto dal consigliere Andrea Bacciga, che si è rivolto con un saluto romano ai cittadini presenti sul loggiato, non può essere giustificato come una "goliardata" ed è da condannare perché provocatorio e offensivo nei confronti di chi non la pensa come lui».

Lo scrivono in una nota congiunta i consiglieri di minoranza Tommaso Ferrari (Verona Civica), Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani, Carla Padovani (Pd), Michele Bertucco (Verona e Sinistra in Comune), Alessandro Gennari, Marta Vanzetto (Movimento 5 Stelle), Alberto Bozza, Flavio Tosi (Lista Tosi), Patrizia Bisinella e Paolo Meloni (Ama Verona).

Una presa di posizione quanto mai netta e vigorosa, significativamente compatta, al di là dei vari colori politici di riferimento, a testimonianza della gravità sotto il profilo istituzionale e democratico del gesto compiuto in sala Gozzi (qui il video integrale della seduta). Un saluto controverso che l'esponente di Battiti ha indirizzato al loggione, dove erano presenti giovedì 26 luglio le esponenti del gruppo Non una di meno, riunitesi per protestare, travestite ed in silenzio, contro le mozioni anti-aborto che sarebbero dovute essere discusse durante la seduta. Ma oltre alla semplice condanna, da parte di molti dei consiglieri comunali di minoranza, nella nota congiunta si fa anche un esplicito appello al sindaco Federico Sboarina e al presidente del Consiglio comunale Ciro Maschio, affinché marchino una presa di distanza ufficiale dal comportamento dell'esponente di "Battiti per Verona" Andrea Bacciga:

«Purtroppo, - si legge nella nota congiunta - sono episodi figli di una linea oscurantista e integralista di questa Amministrazione che non si addice ad una città aperta ed europea come Verona.

Chiediamo una presa di distanza immediata e meno ipocrita del solito da parte del Sindaco e soprattutto del Presidente del Consiglio Comunale, quale soggetto super partes garante del rispetto delle regole e delle leggi nonché deputato della Repubblica Italiana».

L'episodio ha avuto un'immediata eco nazionale, diversi sono stati infatti gli articoli pubblicati nelle scorse ore dalla stampa italiana su quanto avvenuto a Palazzo Barbieri. Come ne esce l'immagine di Verona, quella città che nei desiderata del suo attuale primo cittadino (giustamente, perbacco, avendone tutte le qualità e risorse) dovrebbe ambire a competere con le grandi capitali d'Europa? Il sospetto è che vicende del genere facciano piuttosto male, contribuiscano a rendere Verona più che una città internazionale, un piccolo fortino delle ideologie più retrive e, ci sia concesso, peraltro difficilmente conciliabili con la reale complessità del mondo attuale.

Il 7 luglio, giorno delle "magliette rosse", Andrea Bacciga invitava ad indossare una "maglietta nera"

Che l'estrazione del consigliere comunale Andrea Bacciga sia quella dell'estrema destra, lo confermano più che l'episodio di giovedì 26 luglio, la lunga lista dei suoi controversi post sui social, le fotografie pubbliche che lo ritraggono in compagnia dei membri di "Fortezza Europa", ma soprattutto le sue iniziative politiche, dalla donazione di libri alla biblioteca comunale di Verona il cui autore è, ad esempio, un ex militare paladino del nazionalsocialismo (Léon Degrelle), o ancora l'insolito commento alla terribile recente vicenda della sparatoria di Macerata («Esiste un criminale! Ed è lo stato italiano»). 

A corollario di tutto questo, in risposta al polverone suscitato ieri, lo stesso consigliere comunale Andrea Bacciga, dopo aver dapprima smentito il saluto romano, risolto a semplice «saluto con la mano destra», ha risposto alle accuse fermo nei toni con una citazione diretta da Benito Mussolini, quando quest'ultimo si rivolse ai giudici che per la sua partecipazione ai moti del 1911 contro la guerra di Libia gli avrebbero imposto il carcere: «Se mi assolvete, mi fate un piacere; se mi condannate, mi fate un onore».

Il tweet "mussoliniano" di Andrea Bacciga

Si rassereni nell'animo il consigliere, nessuno desidera alcuna punizione carceraria per lui, nessun martirio in vista dunque. La domanda è semplicemente sempre la stessa, era davvero necessario tutto ciò? In questo senso pare legittimo chiedersi a che cosa, o a chi, possano giovare simili comportamenti pubblici, ai veronesi, alla città in senso lato? Beninteso, i libri vanno sempre letti, dal "Mein Kamps" agli scritti di Degrelle, ciascuno può poi anche aver le sue convinzioni storico-politiche, ma quel che è fuori luogo è l'ostentazione fine a se stessa, un po' triviale (non siamo al Bentegodi, suvvia), oltre che l'antidemocraticità di affermazioni ed atteggiamenti in palese contrasto, per chiunque ma ancor più per un consigliere, con le norme costituzionali sulle quali si giura fedeltà, nonché con il più semplice e spesso evocato "rispetto delle istituzioni". 

Preoccupato e al contempo sorpreso per il silenzio in merito all'accaduto da parte del primo cittadino scaligero, si è detto anche il segretario provinciale del Partito Democratico Luigi Ugoli:

«Uscite del genere screditano l’immagine della città a cui il Sindaco è chiamato a dare lustro, inoltre è ormai dimostrato che tali atteggiamenti non vengono mai mediati o alternati da alcuna proposta concreta in favore della città e dei cittadini. È pertanto assordante - prosegue l'esponente Pd - e anche un poco ingenuo il silenzio con cui il Sindaco si ostina a coprire le ormai troppe intemperanze e provocazioni della estrema destra veronese

Per quanto politicamente debole e bisognoso dei voti di tutti, anche degli impresentabili, - conclude quindi Luigi Ugoli - Sboarina deve chiarirsi le idee e capire se vuole essere il Sindaco di tutti i veronesi, condividendo con le opposizioni e con chi non la pensa come lui un orizzonte di rapporti democratici, oppure se vuole soltanto fare il capo di questo manipolo di tardivi arditi che se ne fregano della città e dei veronesi».

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