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Martedì, 30 Aprile 2024
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Ristoratori Veneto, per ripartire dopo i lockdown «serve un anno bianco sulle tasse»

L’associazione nata a Verona chiede la «sospensione delle cartelle almeno per i prossimi dodici mesi con saldo e straccio al 30% delle stesse sarebbe un aiuto fondamentale per evitare che tanti imprenditori siano costretti alla chiusura definitiva»

Una pizzeria che prima del Covid fatturava circa 600mila euro l’anno e adesso, dopo una perdita di fatturato superiore all’80%, fa i conti con 45mila euro di tasse pagate a fronte di 10mila di ristori nell’arco di un anno e mezzo. È uno dei tanti casi di imprenditorialità messa in ginocchio che l’associazione Ristoratori Veneto ha raccolto. Ecco perché l’associazione nata a Verona nel giugno scorso e che rappresenta già oltre 1.500 attività in tutta la regione, abbracciando l’intero settore Ho.Re.Ca., chiede «un anno bianco sulle tasse». «Molti di noi non possono pagarle», spiega Ristoratori Veneto, e la «sospensione delle cartelle almeno per i prossimi dodici mesi con saldo e straccio al 30% delle stesse sarebbe un aiuto fondamentale per evitare che tanti imprenditori siano costretti alla chiusura definitiva».

I soci di Ristoratori Veneto & Ho.Re.Ca.raccontano il peso delle scadenze fiscali a fronte di quanto successo al settore dal marzo 2020 a oggi, con le restrizioni e i lockdown. Dalla Birreria La Corte di Sant’Ambrogio di Valpolicella, ad esempio, spiegano che «abbiamo aperto il 26 giugno 2020 e già a ottobre eravamo chiusi. Ci siamo dovuti battere con l’asporto, ma non è stato facile essendo una startup appena nata. Di fatto i ristori sono stati di 6mila euro a fronte di affitti e bollette da 50mila euro in tutto». Dall’Osteria alla Torre, Barbara Bertanza dice: «Prima del Covid il fatturato era di 600mila euro e il calo in un anno e mezzo è stato del 75 per cento. Abbiamo ricevuto 20mila euro di ristori. Di tasse invece 30mila euro».

La richiesta di Ristoratori Veneto & Ho.Re.Ca., come spiega la portavoce Alessia Brescia, è dunque «un anno bianco sulle tasse».Ma anche «la defiscalizzazione per i prossimi 36 mesi sulle neo assunzioni, non solo sugli under 30, e una riduzione contributiva in busta paga di almeno il 50% sulla forza lavoro già in organico» perché «solo così si potrà tornare ad attirare forza lavoro e cercare di formare collaboratori che abbiano amore e passione per questo lavoro». L’associazione ripropone anche la sospensione del Durc, il Documento unico di regolarità contributiva, uno dei temi su cui si sofferma da mesi: «Nessuno o quasi potrà mai essere in regola dopo 15 mesi di pandemia in cui interi comparti sono stati obbligati alla chiusura forzata, senza reddito a sostegno dei costi delle aziende e del sostentamento delle famiglie».

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