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Cittadinanza revocata a Poroschenko, l'ambasciatore: "Fatti mistificati"

L'ambasciatore ucraino in Italia Yevhen Perelygin ha scritto una lettera aperta al sindaco di Verona Federico Sboarina e al presidente del consiglio comunale Ciro Maschio

È diplomatica la nuova lettera aperta che l'ambasciatore ucraino in Italia Yevhen Perelygin ha scritto al sindaco di Verona Federico Sboarina e al presidente del consiglio comunale Ciro Maschio. Ma dietro alla diplomazia non si cela nulla. L'ambasciatore Perelygin scrive tutto chiaramente, mostrando una posizione ancora critica nei confronti dell'amministrazione scaligera dopo la revoca della cittadinanza onoraria al presidente Ucraino Poroshenko.

Dopo una prima e accesa reazione, in cui l'ambasciatore aveva definito i politici locali "burattini di Putin", Yevhen Perelygin replica a quanto affermato dal sindaco Sboarina, apprezzando prima di tutto la disponibilità del primo cittadino a confrontarsi di persona. Un confronto che l'ambasciatore aveva già richiesto nel dicembre del 2017, quando s'incomincio a discutere informalmente della possibile revoca della cittadinanza onoraria al leader ucraino. Una richiesta accompagnata anche dal suggerimento di visitare l'Ucraina prima che si dibattesse e si votasse in consiglio la delibera. Tutto caduto nel vuoto.

Le conseguenze, spiacevoli, di questo mancato e serio approfondimento sono la mistificazione dei fatti adottata anche dai consiglieri comunali che hanno sposato la tesi propagandistica di Mosca sullo stato di guerra civile - scrive Yevhen Perelygin - Siamo di fronte, invece, alla solita alterazione da parte del Cremlino, il quale ha posto in essere anche una guerra d'informazione volta a nascondere la verità sull'aggressione militare russa in Ucraina, riconosciuta come tale dall'intera comunità internazionale. A differenza dei propagandisti del Cremlino, le organizzazioni internazionali più autorevoli come le Nazioni Unite, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, nonché tanti documenti dell'Ue e della Nato danno una larga testimonianza dell'aggressione e della presenza militare russa in Ucraina, in violazione degli Accordi di Minsk. Nel Donbas sono presenti decine di migliaia di soldati dell'esercito russo, circa settecento carri armati russi, centinaia di sistemi lanciamissili e artiglierie varie, oltre all'equipaggiamento elettronico militare. Nell'arco di quest'ultimo anno la Russia ha inviato carichi militari in Ucraina per ben 94 volte. Dunque, di quale "guerra civile" parlate nella vostra delibera? Analogamente, la vostra accusa verso le autorità ucraine di "lenta e cattiva gestione della vicenda della restituzione dei quadri di Castelvecchio" è piena di pregiudizi e falsità! Mi permetto di ricordarvi le lunghe vicende legali e le procedure di restituzione delle opere d'arte italiane, protratte per anni, dai musei di alcuni stati europei ed oltreoceano. Non posso inoltre non menzionare il recente esempio della restituzione da parte dell'Italia all'Olanda di due quadri di Van Gogh, ritrovati nel settembre 2016 dagli agenti della Guardia di Finanza di Napoli, successivamente esposti al Museo di Capodimonte, come segno di riconoscenza da parte delle autorità olandesi, e poi rientrati in patria nel marzo 2017. Il ritorno dei quadri è stato il frutto della collaborazione tra le autorità di Verona e le autorità giudiziarie ucraine, che si sono prodigate in uno spazio di tempo brevissimo di pochi mesi per l'effettivo rientro delle opere. Il fatto indiscutibile è che le opere si trovano adesso a Verona e possono essere ammirate dai veronesi e dai turisti. Le vostre accuse verso le autorità ucraine sono la dimostrazione, fin troppo evidente, della strumentalizzazione del recupero e del ritorno a casa dei quadri a scopo politico, come arma ideologica a fini che certamente non sono, così come dovrebbero essere, artistici e culturali.

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