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Reparti di assistenza neonatale chiusi per il Citrobacter: «Un'emergenza per le famiglie»

È Giandomenico Allegri, candidato come consigliere regionale con il Partito Democratico, a richiamare l'attenzione sulla questione: «Dove si recheranno le famiglie veronesi con gravidanze patologiche o con parti prematuri?»

«Con la chiusura del punto nascite di Borgo Trento, ci troviamo di fronte ad una emergenza territoriale per tutte le famiglie veronesi con necessità di assistenza pediatrica e neonatale in terapia intensiva. Già da un mese, infatti, in tutta Verona e provincia manca un reparto di assistenza neonatale e dalla stampa apprendiamo che questa situazione si protrarrà almeno per i prossimi tre mesi.
Se questo sarà confermato, dove dovranno recarsi le famiglie veronesi con gravidanze patologiche o con parti prematuri? Ricordiamo che i parti prematuri sono un fatto frequente, che interessa circa una gravidanza ogni dieci. Attualmente, nessuno dei punti nascita di Verona e provincia è in grado di assistere neonati con prematurità moderata, cioè nati con meno di 32-33 settimane, e neppure neonati con prematurità lieve o addirittura nati a termine con necessità di un ventilatore per respirare alla nascita. Nessun ospedale veronese può oggi offrire questa particolare assistenza».

È Giandomenico Allegri, candidato come consigliere regionale con il Partito Democratico, a richiamare l'attenzione sulla conseguenza nata dal problema della diffusione del Citrobacter all'ospedale della Donna e del Bambino di Verona. 

«Credo che si tratti di una situazione gravissima per tutte le famiglie veronesi in attesa di un figlio, che - in caso di complicanze - dovrebbero rivolgersi a Vicenza, Brescia o Trento per ricevere un'assistenza adeguata. Immaginiamo cosa questo significhi per una famiglia. Un neonato prematuro deve restare in terapia intensiva anche due o tre mesi per raggiungere un peso e una maturità adeguata. Se la Regione Veneto e l'Azienda Ospedaliera veronese confermassero di non aprire nei prossimi tre mesi un punto nascite con terapia intensiva nel veronese, decine di famiglie sarebbero costrette a vivere con un figlio ricoverato in terapia intensiva a centinaia di chilometri da casa. Pensiamo al grandissimo disagio emotivo, sociale ed economico di queste famiglie, soprattutto ove vi siano più figli.
Come avevo evidenziato anche lo scorso giugno, chiedo - a nome di tante famiglie veronesi - che si proceda quanto prima alla riapertura in ambiente protetto di una terapia intensiva neonatale a Verona, con adeguata equipe medico-infermieristica specializzata per gestire le gravidanze ad alto rischio. Sottolineo inoltre la necessità di una pianificazione su tutto il territorio provinciale, in modo che le gravidanze fisiologiche siano assistite dagli ospedali con punti nascita di primo e secondo livello, come fatto finora, mentre le gravidanze ad alto rischio siano riportate a Verona. Ritengo inoltre necessario pensare ad un reparto di terzo livello con sale parto e terapia intensiva specificamente dedicati alle gravidanze patologiche, per garantire numeri bassi ed alta intensità di cure.
Le gravissime infezioni da citrobacter koseri avvenute all'Ospedale di Borgo Trento dal 2018 ad oggi a danno di almeno una dozzina di neonati, con lesioni anche mortali, hanno portato alla necessaria chiusura del punto nascite di Borgo Trento e alla nomina di due commissioni d'indagine - quella ispettiva regionale nominata da Zaia e quella dell'Azienda Ospedaliera di Verona. Ma come è possibile privare un'intera città e la sua provincia, per un così lungo periodo, di un servizio di assistenza neonatale alternativo sul territorio veronese?»

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