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Martedì, 23 Aprile 2024
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Protesta lavoratori di Fondazione Arena: «Attività artistica non riparte»

Una protesta raccolta anche dalla politica. M5S: «L'impegno dei dipendenti deve essere valorizzato e riconosciuto e non umiliato». Traguardi: «Si avvii una ricognizione sui luoghi che potrebbero ospitare spettacoli in città»

«Essere o non essere?». Hanno usato l'incipit del monologo di Amleto i lavoratori di Fondazione Arena per descrivere l'attuale situazione dell'ente lirico veronese. «Essere una fondazione lirico-sinfonica che diffonde l'arte musicale educandone la collettività per 12 mesi all'anno, o divenire altro?», si chiedono i sindacati che hanno organizzato il presidio di ieri mattina, 29 maggio, davanti alla sede di Fondazione Arena.

«I lavoratori, ad oggi senza alcuna garanzia lavorativa dopo tre mesi di forzata e incomprensibile cassa Integrazione, gridano il loro bisogno di ricominciare dall'arte musicale dalla quale a malincuore si sono dovuti allontanare il 23 febbraio scorso - proseguono i sindacati - Dalla fine di maggio i teatri si possono aprire per le attività preparatorie e le prove, ma la sovrintendente Cecilia Gasdia non ha pianificato ancora alcun tipo di attività per la ripartenza del Teatro Filarmonico, continua a tenere tutti i lavoratori in cassa integrazione e si occupa solo del progetto areniano "Nel cuore della musica", sebbene per esso manchino ancora le imprescindibili autorizzazioni e i relativi protocolli. L'unicità descritta dai vertici della Fondazione Arena rispetto agli altri teatri si vede solo nell'uso ininterrotto e ingiustificato della cassa integrazione e nell'utilizzo dei soldi pubblici non per ripartire da una programmazione capillare sul territorio quale mezzo di trasmissione culturale, ma solo per poche serate, funzionali in tutta evidenza ad un progetto altro e non certo all’assolvere le finalità istituzionali di una fondazione lirica. L'attività artistica, ad oggi, non riparte e per i lavoratori non è più accettabile tollerare che il modello fondazione lirico-sinfonica venga ulteriormente violato. Chiediamo per i lavoratori il diritto al lavoro e allo stipendio pieno sancito da una programmazione artistica, che ad oggi è inesistente forse proprio per comprimere in maniera strumentale il costo del lavoro. Ciò è inammissibile anche e soprattutto per una totale opacità sulla situazione economico-finanziaria della fondazione»

La contestazione dei lavoratori di Fondazione Arena è stata raccolta anche a livello politico. I consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Alessandro Gennari e Marta Vanzetto e il consigliere regionale Manuel Brusco hanno dichiarato: «È evidente che in Fondazione Arena manca una visione, cosa gravissima quando si tratta di cultura. È anche evidente che si pensa di proseguire con la politica degli ingaggi esterni, dei nomi altisonanti, continuando a penalizzare le professionalità di altissimo livello che si sono create internamente. Senza alcuna riserva, siamo al fianco dei lavoratori che attendono da troppo tempo che il loro impegno venga valorizzato e riconosciuto a livello contrattuale, economico e progettuale, mentre pare che la fondazione non perda occasione per umiliarlo».
«Il capitale umano è il vero patrimonio di Fondazione Arena, e lasciarlo in formalina come sta facendo la governance dell'ente è immorale, oltre che diseconomico per gli interessi di Verona e del Veneto, specie oggi in cui indispensabile è ripartire con l'attrattività turistica, asset strategico del nostro territorio», ha commentato la consigliera regionale Orietta Salemi, la quale assieme a Pietro Trincanato, presidente di Traguardi, rilancia la proposta per attività musicali diffuse già contenuta nel manifesto per il rilancio di Verona promosso dall'associazione. «Sboarina, nel suo duplice ruolo di sindaco e presidente della Fondazione, avvii una ricognizione sui luoghi che potrebbero ospitare spettacoli in città, organizzi un tavolo con la Provincia per valorizzare un'istituzione che, per mission, deve promuovere cultura e arrecare benefici diretti, anche economici, al territorio. Senza trincerarsi dietro al pretesto dei costi fissi: i veri costi dell'Arena sono quelli di produzione. Il costo del personale a tempo indeterminato rappresenta una parte ampiamente coperta dai contributi ricevuti. La macchina è complessa, ma oggi, i contributi sono interi, le produzioni assenti, il festival rinviato. A cosa si vogliono destinare dunque i finanziamenti? Le serate agostane del cosiddetto minifestival, più che essere un'edizione bonsai della stagione areniana sembrano la foglia di fico che copre imbarazzanti nudità di programmazione».

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