Protesi impiantate alle due ginocchia e il giorno dopo già si cammina
Un nuovo protocollo riabilitativo adottato dall'Aoui è risultato finora efficace su 6 pazienti consecutivi, con minori costi ospedalieri e minori rischi
Riprendere a camminare il giorno dopo un intervento chirurgico di protesi al ginocchio bilaterale è possibile. Lo sta dimostrando il reparto di ortopedia e traumatologia dell'Aoui di Verona, dove viene applicato un innovativo approccio riabilitativo che è risultato efficace su 6 pazienti consecutivi. I risultati preliminari sono stati appena presentati a Bologna, durante il 51esimo congresso nazionale Simfer, la società italiana di medicina fisica e riabilitativa.
Nella pratica ortopedica è ancora aperto il dibattito se, nel caso di malattia di entrambe le ginocchia, sia più efficace l’intervento chirurgico simultaneo o a stadi; se sia cioè migliore l’impianto di protesi bilaterale oppure la procedura graduale con un minimo di tre mesi fra i due interventi. Il dibattito riguarda i rispettivi tassi di complicanze, come quelle cardiopolmonari e infettive e le maggiori difficoltà e tempi riabilitativi.
Su questo terreno si è impegnato il gruppo multidisciplinare dell'Aoui composto dal professor Bruno Magnan, direttore di ortopedia e traumatologia; dal dottor Ermes Vedovi, direttore della riabilitazione funzionale; dal dottor Simone Patuzzo, fisioterapista; dal professor Nicola Smania, direttore di neuroriabilitazione e dall'ortopedico Matteo Ricci. Lo scopo scientifico del protocollo è di contribuire al progresso del tema attraverso la casistica clinica.
L’artroplastica totale del ginocchio è il cardine del trattamento per l'artrosi delle ginocchia allo stadio medio-grave. Lo studio veronese ha riguardato 6 pazienti, 3 maschi e 3 femmine, di età compresa fra i 52 e i 77 anni, in assenza di altri disturbi gravi.
L’intervento di protesi di entrambe le ginocchia svolta in simultanea, ossia durante un solo intervento chirurgico, si è rivelata la scelta migliore per il paziente perché comporta un unico ricovero, unica anestesia, unico periodo di degenza (dai 4 ai 6 giorni), unica somministrazione di antidolorifici e un recupero riabilitativo più rapido. I vantaggi emergono anche dal punto di vista gestionale con riduzione dei costi dal 18 al 50%.
Nella prima giornata post operatoria, tutti i pazienti hanno recuperato il cammino con il deambulatore e raggiunto una flessione di entrambe le ginocchia di 90 gradi senza alcun dolore. Il trattamento riabilitativo per ciascun paziente è durato circa 30 minuti per ciascuna seduta. Durante la degenza, si è assistito ad un graduale incremento della distanza di deambulazione e un ulteriore miglioramento dell’articolarità. La precoce mobilizzazione del paziente e l’adozione di un approccio più efficiente si è rivelata una strategia riabilitativa vincente e in grado di garantire il recupero del cammino fino a 50 metri, con deambulatore, già nella prima giornata post chirurgica.
«La procedura bilaterale in realtà non contiene alcuna novità chirurgica, se non per il maggior impegno anestesiologico condotto con protocolli dedicati e per la gestione dei tempi chirurgici prolungati - ha commentato Magnan - Si tratta quindi di un progresso organizzativo sia nella fase chirurgica che in quella riabilitativa che è immediata e definita in campo internazionale con il termine di "fast-track". Dal nostro punto di vista si può intuire che è richiesta una notevole e collaudata esperienza chirurgica in questo specifico intervento e che una catena organizzativa complessa di questo tipo può essere realizzata solo in strutture ospedaliere di alta qualità, dotate di professionalità in grado di prevenire e gestire le complicanze e di ottenere effettivamente un vantaggio per il paziente».
«I pazienti con impianti simultanei di protesi di ginocchio, spesso affetti da grave artrosi, richiedono un approccio fisioterapico che includa la correzione delle alterazioni posturali, incluse quelle della colonna vertebrale - ha aggiunto Vedovi - La riabilitazione inizia subito dopo l'operazione. I vantaggi includono: un periodo di riabilitazione esteso solo di un quarto, minori costi ospedalieri, riduzione dell'assenza dal lavoro, migliore simmetria posturale tra i due interventi, e una riabilitazione incentrata su una mobilizzazione e verticalizzazione precoci. Si riducono inoltre i rischi anestesiologici, il tasso di infezioni ospedaliere e le ri-ospedalizzazioni».
«Ero alla ricerca di un modo per rendere più efficiente la riabilitazione di questi pazienti, sottoposti a un intervento a due articolazioni - ha concluso Patuzzo - Per la mobilizzazione articolare, ho osservato vantaggi nel trattare il paziente in posizione seduta, anziché sdraiata, e ho adottato una tecnica basata sui principi di Olaf Evjenth con l’obiettivo di ridurre la tensione sui tessuti sensibili frontali al ginocchio. Ne è emerso un approccio ottimamente tollerato e poco o per nulla doloroso, grazie al quale i pazienti raggiungono una flessione bilaterale di 90 gradi di ginocchio in prima giornata post-chirurgica».
