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Inizia la progettazione della Verona dei prossimi 20 anni, partendo dai "Vuoti a rendere"

La giunta comunale ha dato il via alla stesura del Documento del sindaco che indica i criteri e le priorità delle progettazioni a venire: minor consumo del suolo, rigenerazione urbana, recupero aree dismesse e tutela del verde, al centro della pianificazione

Parte l'iter per disegnare lo sviluppo urbanistico di Verona nei prossimi vent'anni. La giunta comunale ha infatti esaminato lunedì mattina la relazione dell’assessore Ilaria Segala che di fatto dà il via alla stesura del Documento del sindaco, che, come previsto dalla legge regionale, indica i criteri e le priorità delle progettazioni a venire. Si tratta del testo che mette nero su bianco la nuova visione della città pubblica, partendo da precise scelte politiche. I prossimi provvedimenti urbanistici dovranno rifarsi a tali linee guida. Già in cantiere anche la prima variante, incentrata sul recupero delle aree dismesse.

Portata a compimento la revisione della variante 23, rivista dall'amministrazione rispetto alla versione originaria, ora Palazzo Barbieri intende puntare ad una pianificazione caratterizzata dal minor consumo del suolo, dalla rigenerazione urbana, dal recupero delle aree dismesse e dalla tutela del verde.
Sono questi i cardini del documento del sindaco.

CONTENIMENTO DEL CONSUMO DEL SUOLO - L'obiettivo è quello di limitare le nuove costruzioni, a vantaggio del recupero delle esistenti. Una scelta in linea con la legge regionale n.14 del 2017, che indica quali scelte da privilegiare per lo sviluppo urbano, la riorganizzazione e la riqualificazione del tessuto insediativo esistente.

RIGENERAZIONE URBANA - È alla base della pianificazione urbanistica dell'amministrazione, da applicare negli ambiti urbani degradati. Laddove per degrado non si intende solo quello edilizio (in presenza di un patrimonio architettonico di scarsa qualità o obsoleto), ma anche urbanistico (dove vi sia un impianto urbano disorganico o incompiuto), socio-economico (immobili in condizioni di abbandono o utilizzati impropriamente), ambientale (dove le condizioni naturali risultano compromesse).

RECUPERO AREE DISMESSE - In linea con il contenimento del consumo del suolo, si punta a dare nuova vita a fabbricati dismessi o utilizzati sono in parte, edifici di varia natura disseminati su tutto il territorio. Sono i 'Vuoti a rendere', oggetto nei mesi scorsi di una campagna di indagine in cui l'Amministrazione ha coinvolto associazioni di categoria, ordini professionali e investitori. L'obiettivo era quello di mappare i siti e le aree dismesse private presenti sul territorio comunale per raccogliere progetti e proposte di riqualificazione.

La prima variante urbanistica dell'Amministrazione Sboarina sarà incentrata proprio sui 'Vuoti a rendere', per cambiare volto a quelle zone degradate della città inserendole in un processo di armonizzazione col tessuto urbano esistente.
Più di 60 le proposte arrivate agli uffici del Comune. La stragrande maggioranza, cioè 56, non prevedono nuovo consumo di suolo, mentre 30 riguardano l’area di Verona Sud. Complessivamente, le segnalazioni propongono di recuperare aree urbane dismesse pari a oltre 411 mila metri quadrati.

Le segnalazioni interessano immobili e aree non utilizzate in tutte le zone della città. Riguardano, ad esempio, alcuni prefabbricati di Basso Acquar che oggi sono obsoleti e utilizzati come depositi, ma che nella proposta avanzata prevedono spazi destinati allo sport e alle attività legate al tempo libero, come ristoranti e servizi alla persona.
In Lungadige Galtarossa, invece, la proposta è quella di riconvertire il capannone occupato dall’ex conceria Rossi in una serra termale, attraverso un progetto che prende spunto dal padiglione austriaco realizzato all’Expo di Milano. Sempre in Lungadige Galtarossa, ma nell’area vicina al “Coworking 311”, la proposta è quella di realizzare una struttura destinata al direzionale, commerciale e artigianale.
A Montorio, si propone di riconvertire il vecchio lanificio, recuperando gli edifici di interesse storico e dotandole di nuove funzioni di residenziale, commerciale e terziario per offrire servizi al centro abitato. Per l’ex centrale del latte, lungo strada Bresciana, l’idea è quella di rinnovarla in ambito commerciale.

«Il documento conterrà le linee di sviluppo per Verona dei prossimi 20 anni – spiega il sindaco Federico Sboarina -. È la nostra idea di città, caratterizzata da quegli elementi che riteniamo fondamentali e qualificanti per il territorio e per i suoi abitanti. Primi tra tutti, la tutela della salute dei cittadini e lo sviluppo sostenibile. Sono questi i valori che contraddistinguono la mia Amministrazione e sui quali ci basiamo per progettare il futuro della città. Lo facciamo con una prospettiva completamente ribaltata rispetto al passato, in cui è la politica ad indirizzare il futuro e a ricomporre la frammentazione della città attraverso una visione complessiva e condivisa».

«Partiamo con una variante ad hoc, incentrata sul recupero di aree inutilizzate ma con grandi potenzialità per il contesto in cui sono inserite – afferma l'assessore alla Pianificazione urbanistica Ilaria Segala -. Gli uffici sono già al lavoro e per velocizzare il processo di rigenerazione urbana, assegneremo le destinazioni urbanistiche ritenute congrue attraverso un unico atto. La campagna 'Vuoti a rendere' ha avuto un esito molto positivo, con un buon numero di proposte arrivate. Ciò conferma l'interesse, a livello cittadino, sul tema della rigenerazione urbana e del recupero delle aree dismesse. Terminato questo periodo di emergenza, il bisogno di ripartire toccherà anche questo ambito. Lavoriamo per arrivare pronti e con gli strumenti più adeguati».

Le opposizioni

Il primo a criticare l'operato dell'amministrazione comunale è Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune: ecco le sue parole. 

«Raramente l’informazione del Comune di Verona è stata tanto falsa e tendenziosa come quella di Sboarina e Segala sulla cosiddetta Variante 29, pomposamente annunciata come la “prima concepita dall’amministrazione Sboarina”.

Falsa e tendenziosa perché, in primo luogo, non esiste alcun documento del Sindaco che, citiamo da manuale, dovrebbe rappresentare “il punto di partenza del Piano degli Interventi per consentire la partecipazione ai Cittadini, agli Enti Pubblici e alle Associazioni economiche e affinché le scelte di piano siano definite secondo principi di trasparenza”. Tale documento non c’è e non è nemmeno previsto in tempi brevi.

In secondo luogo perché tutta l'attenzione dichiarata da Sboarina e Segala nei confronti della tutela del verde e contro il consumo del suolo non discende, come vanno dicendo, da una “scelta politica” ma più prosaicamente da un obbligo di legge, più precisamente la Legge regionale sul consumo di suolo nonché dalle previsioni, ad esempio in tema di parchi e reti ecologiche, inserite nella pianificazione sovraordinata della Provincia (Ptcp) e della Regione (Ptrc).

Questi obblighi sono in vigore da anni, tanto è vero che nella relazione di giunta del 29 giugno 2018 gli uffici segnalavano “la necessità, peraltro ribadita in sede di parere motivato Vas sulla variante 23, di adeguare i due strumenti urbanistici comunali (Pat e Piano degli Interventi) agli atti di pianificazione territoriale di area vasta (Ptrc e Ptcp)”. Se finora Sboarina e Segala sono riusciti a dribblare tali obblighi è stato proprio grazie alla scelta di portare avanti la Variante 23 di Tosi che ha edificato anche sulle aree agricole.

Oggi, ad oltre metà mandato, si riscoprono ecologisti. Ma omettono di citare l’unico provvedimento davvero urgente per dare attuazione al sistema dei parchi cittadini, ovvero l’approvazione del piano di gestione e del piano ambientale del parco delle Mura e dei Forti, del Parco delle Colline e del parco dell’Adige Nord e Sud.

Cosa c’è allora dentro questa fantomatica variante? C’è il solito rosario di richieste di cambi di destinazione d’uso, proposte di accordo pubblico-privato per convertire capannoni in aree commerciali, direzionali, alberghiere e residenziali o più spesso in un mix di queste funzioni. Molte di queste richieste, ad esempio l’ex Cotonificio Sapel di Montorio, erano schede schede norma decadute della precedente pianificazione di Giacino e Tosi. Altre proposte, come il tanto decantato Centro Latte (8 mila metri quadri coperti, 14 mila scoperti) sono progetti edilizi (già inseriti in precedenti proposte) che i consiglieri di maggioranza avevano già tentato di inserire in Variante 23 con la famosa manovra emendativa, e che ora vengono riproposte in una cornice giuridica più adeguata. Altre ancora sono schede decadute perché il privato non aveva adempiuto ai propri obblighi, e ora ci riprova. Nel caso della proposta 62 su Corso Milano, la proprietà aveva rinunciato perché il Comune non era disposto a concedere tutta la volumetria richiesta dal privato. In buona parte siamo dunque difronte ad un riciclo di proposte. Altre, come ad esempio l’ex Safem di Viale Piave, sono già state mandate avanti grazie all’uso della pianificazione in deroga (il famigerato Sblocca Italia che impedisce la partecipazione dei cittadini).

Non a caso, più di metà della sessantina di “segnalazioni” raccolte con l’iniziativa di “Vuoti a rendere” è concentrata a Verona Sud e prevede di trasformare aree a destinazione produttiva in aree commerciali, direzionali e ricettive. Non porteranno consumo di suolo (perché vietato dalla legge) ma ciascuna di esse rappresenta un nuovo attrattore di traffico. E’ insomma la solita solfa: il Comune si appresta ad accogliere proposte edilizie senza valutare di quali funzioni abbiano realmente bisogno i quartieri e la città e senza tenere conto del nuovo traffico generato.

Capisco che per certi politici sia difficile dire di no agli appetiti speculativi. Abbiano però almeno il buon gusto di non ammantare la speculazione edilizia di rigenerazione urbana. Rigenerare significa dare una prospettiva ai quartieri e alle imprese. Da vent’anni a questa parte l’urbanistica veronese gonfia soltanto il portafogli degli intermediari immobiliari e fa scappare i cittadini dai loro quartieri».

Anche il gruppo consiliare del Partito Democratico di Verona, con una nota firmata da Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani, ha espresso i propri dubbi sulle considerazioni della maggioranza. 

«Della proposta di nuova variante urbanistica da parte del Sindaco Federico Sboarina e dell’assessore all’Urbanistica Ilaria Segala, di condivisibile ci sono soltanto i titoli dove si parla di città pubblica, di tutela del verde, di rigenerazione urbanistica.

Purtroppo si tratta soltanto di suggestioni. Andando nel dettaglio delle proposte di riqualificazione che formeranno la spina dorsale della prossima variante si può infatti verificare che si tratta soltanto di riconversioni di vecchie aree produttive in nuovi insediamenti commerciali, servizi, alberghieri o residenziali, senza alcuna progettualità concreta per la città e i quartieri di riferimento.

Secondo Sboarina e Segala la riqualificazione di Basso Acquar si realizza aggiungendo alle progettualità già previste in zona, decine di migliaia di metri di altre superfici commerciali, tra cui ristoranti e l’ipotesi di una multisala cinematografica, in un punto di estrema criticità della viabilità urbana?

Progettare la città significa aggiungere altri alberghi in Corte Farina e in Viale Piave proprio nel momento in cui il mercato del turismo è azzerato e i nostri albergatori non sanno neanche come fare a pagare i costi fissi delle strutture?

A che genere di progettualità risponde la trasformazione commerciale di capannoni per il deposito di attrezzi agricoli a Verona Sud?

Con questa iniziativa l’amministrazione Sboarina continua sulla strada della precedente amministrazione Tosi. E’ legittimo che i privati promuovano i propri interessi. Compito di una amministrazione comunale dovrebbe essere orientare tali investimenti innanzitutto per assicurare la sostenibilità degli interventi stessi e in secondo luogo per rafforzare gli asset strategici pubblici, dal sistema del verde alla qualità dell’aria, dalla mobilità alla cultura. Purtroppo di progettualità e di vere operazioni urbanistiche questa città non se ne vede dai tempi dell’amministrazione Zanotto».

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