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Film Festival della Lessinia, i premiati della ventiquattresima edizione

"Sengirė - La foresta antica" il regista Mindaugas Survila si è aggiudicato la Lessinia d'Oro. La Lessinia d'Argento per la migliore regia è andata a "Suleiman Gora - Monte Suleiman" di Elizaveta Stishova

Ha trionfato la natura al Film Festival della Lessinia. Con il documentario "Sengirė - La foresta antica" il regista Mindaugas Survila si è aggiudicato la Lessinia d'Oro, il più ambito riconoscimento della 24esima edizione della rassegna cinematografica internazionale di Bosco Chiesanuova. La macchina da presa è entrata in una delle foreste più antiche d'Europa, in Lituania, per seguire le danze delle falene nella fitta vegetazione, i duelli dei galli cedroni e la lotta di un ragno sommerso dalla neve, lasciando all'incanto delle immagini e alle sorprendenti interazioni tra i tanti animali che abitano il bosco il compito di guidare una narrazione che dal minuscolo dettaglio trasporta nella vastità di una fragile bellezza, in cui la fauna selvatica è l'unica protagonista.

Il regista, dopo anni di sopralluoghi, di studio e di immersione, ha diretto e si è fatto dirigere, in modo discreto e potente, lasciandosi trasportare dall'epifania costante della natura e dipingendo la necessaria relazione d'amore che lega gli esseri viventi - si legge nella motivazione della giuria internazionale - Senza l'ausilio di alcuna musica, con una sapiente cura del suono e della luce, i nostri sensi vengono coinvolti e conoscono una nuova esperienza di cinema e di vita.

La Lessinia d'Argento per la migliore regia è stata attribuita a "Suleiman Gora - Monte Suleiman", lungometraggio d'esordio di Elizaveta Stishova presentato in anteprima italiana al festival scaligero. Un road movie ambientato nell'odierno Kirghizistan, luogo sacro in cui riposano le spoglie del re Salomone. È il punto d'origine e approdo del viaggio di Karabas, piccolo truffatore che attraversa il paese su un camion assieme al figlio Uluk e alle sue due mogli. "Tratteggiando con grande umanità e realismo le relazioni tra i quattro protagonisti, la regista dirige in modo impeccabile gli attori, lambendo con delicatezza la soglia del dolore più profondo. Il furgone in cui vivono i personaggi assurge a ruolo di vera e propria scatola magica, e la macchina da presa si muove dall'interno all'esterno cucendo, passo dopo passo, un complesso tessuto tra uomini e paesaggio: la bellezza e la speranza affiorano, così ben racchiusi nel volto del piccolo Uluk", scrive la giuria.

Il riconoscimento per il miglior documentario è andato a "The next guardian - Il prossimo guardiano" di Dorottya Zurbó e Arun Bhattarai. Racconta di Gyembo, abile calciatore che deve diventare monaco, e Tashi che non si riconosce in abiti e ruoli femminili, ma desidera solo giocare a calcio. In un villaggio del Bhutan, sulle vette dell'Himalaya, fratello e sorella parlano di futuro percorrendo un cammino diviso tra antiche tradizioni e sogni personali.

Come migliore lungometraggio è stato premiato "Kratki izlet - Una breve gita", fiction del regista Igor Bezinović. "Un'allegoria moderna sulla giovane generazione della ex-Jugoslavia, e allo stesso tempo europea. Un'opera cinematografica completa e profonda", sottolineano i giurati. A Motovun l'estate si trascina tra concerti e feste finché la routine di Stola viene interrotta dall'arrivo di Roko che lo convince a partire per un vicino monastero con altri amici. Quando l'autobus si guasta, la gita si trasforma in un viaggio allegorico verso l'ignoto.

L'autrice venezuelana Lorena Colmenares, con "Nueve nudos - Nove nodi", ha conquistato invece il riconoscimento per il migliore cortometraggio. Con un sapiente uso del bianco e nero viene narrata la vita di Maria e José, soli davanti alla morte. Secondo l'antico rito, intrecciano nove nodi e per ciascuno di essi una preghiera al defunto e nove desideri; poi restano solo le loro piccole forze, assieme alla loro grande dignità, a dare l'ultimo saluto alla madre.

Il premio della giuria è andato al regista e fotografo Grégoire Verbeke con la sua opera prima "Bjeshkë - Montagna", secondo i giurati un cortometraggio capace di restituire l'immagine e l'anima delle terre alte. Infine, una menzione speciale è andata a "8th Continent - Ottavo continente" del regista ateniese Yorgos Zois per la capacità "di creare una metafora tra il mare e i giubbotti salvagente, che ci conduce a sentire la sofferenza e la disperazione dei migranti che attraversano il Mar Mediterraneo".

Il riconoscimento del Curatorium Cimbricum Veronense al miglior film di regista giovane è stato vinto da "Cuando el toro lloró - Quando il toro pianse", documentario di Karen Vázquez Guadarrama e Bart Goossens. La Cassa Rurale Vallagarina ha premiato quale miglior film sulle Alpi il film a soggetto "Rudar - Il minatore" della regista e sceneggiatrice Hanna Slak. L'opera ha ottenuto pure la preferenza della giuria MicroCosmo dei detenuti del carcere di Verona e il premio del pubblico Cantine Bertani. Il premio Log to Green per la migliore opera cinematografica ecosostenibile è stato attribuito in ex aequo a "Adige, via d'acqua" di Alessandro Scillitani e a "Sengirė - La foresta antica" di Mindaugas Survila. L'animazione "Teorija zakata - La teoria del tramonto" di Roman Sokolov si è aggiudicata infine il premio dei bambini.

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