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La relazione sul Museo di Storia Naturale di Verona: «Precarietà estrema»

Lo stato dell'arte del museo è stato riportato in un documento firmato da Francesca Rossi, direttrice dei musei di Verona, da Gabriele Ren, direttore dell'area cultura e turismo del Comune di Verona, e dall'assessore alla cultura Francesca Briani

Il monumento nel suo complesso versa in uno stato di precarietà estrema, a partire dal degrado della sua meravigliosa facciata rinascimentale, su cui si stanno riscontrando continue cadute di intonaco sulla pubblica via, provenienti per lo più dal tetto che in più punti è interessato da insistenti infiltrazioni d’acqua.
Accanto alle problematiche strutturali si segnalano quelle relative all’impiantistica, contraddistinta da una vetustà tale da rendere ormai impraticabile una efficace manutenzione.
La situazione degli apparati espositivi delle sale di Palazzo Pompei e più in generale dei servizi al pubblico si presenta del tutto obsoleta e inadeguata alle esigenze della fruizione del visitatore e alle esigenze della divulgazione scientifica contemporanea.
L'allestimento si presenta come un assembramento incoerente dei diversi interventi di riallestimento parziale sostenuti dall'inizio degli anni Sessanta del Novecento fino agli anni Duemila.

Questo e altro si legge nella relazione firmata da Francesca Rossi, direttrice dei musei di Verona, da Gabriele Ren, direttore dell'area cultura e turismo del Comune di Verona, e dall'assessore alla cultura Francesca Briani. La relazione riguarda il Museo di Storia Naturale di Verona, ospitato a Palazzo Pompei, ed è stata presentata alla giunta comunale che ne ha preso atto.
«Finalmente qualcuno si è accorto delle condizioni al limite della praticabilità in cui versa il museo ormai da anni», ha commentato il consigliere comunale di opposizione Michele Bertucco, il quale ha aggiunto quelle che secondo lui sono le cause che hanno prodotto l'attuale situazione: «Decenni di chiacchiere politiche, inutili risiko immobiliari e grandi progetti campati per aria durante i quali, il museo, sempre a chiacchiere, ha cambiato sede almeno tre volte - scrive Bertucco - Oggi il tempo delle chiacchiere e delle speculazioni politiche ai danni del patrimonio culturale veronese è finito: o si interviene sul palazzo e sugli allestimenti con una programma di riqualificazione graduale, oppure si rischia di perde questo immenso patrimonio. Bisogna essere sordi e ciechi per non comprendere il valore di ciò che si sta lasciando marcire».

È venuta a mancare una cornice unitaria che consenta al visitatore di orientarsi autonomamente nelle sale e in un percorso espositivo che, se paragonato a modelli moderni quali ad esempio il Museo di Storia Naturale di Vicenza o il Muse di Trento, continua ad eccellere per la ricchezza delle sue collezioni e il livello delle attività scientifiche e didattiche ad esse applicate, ma che proprio per tale consistenza ha bisogno di dotarsi e fornire adeguati strumenti di interpretazione e fruizione dei suoi contenuti al vasto pubblico generico e non esperto.
Si debbono inoltre segnalare, con rammarico, situazioni di vero e proprio decadimento per quanto riguarda i servizi offerti al pubblico, mitigati, per quanto possibile, dalla disponibilità e sollecitudine estrema dei collaboratori del Museo, ma non adeguati agli standard museali minimi accettabili. Una situazione critica esemplare riguarda l'accessibilità delle sale da parte dei disabili.

Sono ancora parole della relazione presentata in giunta, una relazione con cui si chiede di «avviare la programmazione di interventi di carattere più strutturale, sostanziale e durevole, che pongano fine alla perdita del decoro e al progressivo degrado dell'edificio monumentale e lo rendano adeguato alle moderne esigenze di un Museo di Storia Naturale, quale quello veronese, rinomato in Veneto, in Italia e nel mondo tra i più significativi e attivi nel campo della ricerca scientifica d’ambito naturalistico».
Concorde il consigliere comunale Bertucco, secondo cui: «Il primo banco di prova della giunta sarà la formulazione del bilancio di previsione, nel quale ci attendiamo di vedere materializzarsi investimenti adeguati al rilancio del museo».

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