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Pfas nel Po, allertate le altre Regioni. Botta e risposta tra Rotta e Bottacin

Il commissario per l'emergenza Pfas in Veneto Nicola Dell'Acqua ha inviato una lettera a Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna per comunicare i riscontri dell'Arpav sulla presenza di C6O4 nelle acque del Po

Il commissario per l'emergenza Pfas in Veneto Nicola Dell'Acqua ha inviato una lettera alle Regioni Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna per comunicare i riscontri dell'Arpav sulla significativa presenza di C6O4 nelle acque del fiume Po. Si tratta di una sostanza che appartiene alla famiglia dei Pfas di ultima generazione e completamente artificiale.
Dell'Acqua sottolinea che la presenza in concentrazione anomala dei C6O4 nel fiume Po viene segnalata in quanto non può provenire dal sito inquinato della ditta Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, che in Veneto rappresenta il luogo di maggiore concentrazione di sostanza Pfas a livello regionale. Quindi, il sospetto è che il C6O4 sia arrivato nel Po in punti a monte rispetto al Veneto. Per questo il commissario Dell'Acqua ha suonato questo campanello d'allarme per la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Piemonte, offrendo disponibilità ai colleghi nel fornire ulteriori dati e dettagli sui rilievi di Arpav.

E il ritrovamento di Pfas nel Po, verosimilmente non legati all'emergenza veneta, ha fatto reagire ieri, 16 aprile, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia che ha dichiarato i Pfas un'emergenza, a questo punto, nazionale

Finalmente anche il governatore del Veneto si accorge che l'inquinamento da Pfas è una questione nazionale - ha replicato Alessia Rotta, deputata veronese del Partito Democratico - Zaia chiede al suo governo di intervenire, ma dimentica che sono ancora da spiegare le responsabilità della provincia di Vicenza a cui, a quanto emerge, era nota già al 2006 la tossicità di Pfas e la presenza nelle acque. Noi intanto attendiamo ancora che dal Ministero della salute si attivino per mettere in campo ricerche e risorse affinché sia garantito il diritto alla salute per oltre 500mila le persone nel Veneto coinvolte dall'inquinamento da Pfas.

All'onorevole Rotta ha risposto l'assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin: «Per la Regione Veneto i Pfas sono una questione nazionale dal 2014. Se la Rotta studiasse le carte scoprirebbe che il ministro Galletti, del Governo Renzi prima e Gentiloni poi, nel 2017, dopo diverse mie sollecitazioni, ha inviato una lettera a tutte le Regioni, chiedendo riscontro sull'eventuale presenza di Pfas nei loro territori. Lettera alla quale ha fatto seguito un sollecito a maggio dello stesso anno. Le regioni che hanno risposto sono otto, e questo è avvenuto solo grazie alla mia richiesta perché prima nessuno sembrava essersene accorto. La relazione del Cnr segnalava la presenza dei Pfas in altre regioni già dal 2013. La verità è che il ministero non ha agito e che la questione non sarebbe venuta a galla se non avessi personalmente sollecitato un approfondimento e provvedimenti per far fronte all'emergenza. Chi dice il contrario ha solo voglia di polemizzare, sulla pelle di chi ha subito conseguenze e continua a patirle. E questa è una vergogna».

«Spiace che Bottacin si senta in dovere di prendere la difesa d'ufficio della Lega e del presidente Zaia e lo faccia in modo così scomposto - ha replicato Rotta - All'assessore che mi invita a studiare le carte vorrei rispondere che non solo conosco le carte, ma soprattutto conosco i fatti. A fronte del mancato stanziamento di fondi da parte della Regione Veneto, i nostri governi hanno investito 80 milioni. Inoltre i rallentamenti che ci sono stati nell'erogazione sono da imputare al ritardato adempimento della Regione a presentare progetti per i nuovi acquedotti e un piano d’azione. Gli unici che stanno giocando con la pelle delle persone sono quelli che fanno fare lo screening alla popolazione senza dare soluzioni praticabili e un Ministero della salute che, ripetutamente sollecitato, non da risposte».

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