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Pfas, Miteni alla Regione Veneto: "Massima disponibilità a nuove verifiche"

L'azienda di Trissino risponde così dopo la richiesta della Commissione Tecnica di avviare il procedimento di sospensione dell'attività degli impianti: "Abbiamo subito più controlli di tutte le aziende del territorio che usano PFAS messe insieme"

Confermiamo la massima disponibilità a far verificare anche questa volta i nostri impianti.

Inizia così la nota diffusa da Miteni, l'azienda di Trissino ritenuta la principale causa dell'inquinamento da Pfas rilevato tra le province di Vicenza, Verona e Padova, dopo la comunicazione arrivata dalla Regione Veneto, con la Commissione Tecnica che ha richiesto nuove verifiche da parte di Arpav e l'eventuale sospensione dell'attività degli impianti. 

Abbiamo subito più controlli di tutte le aziende del territorio che usano PFAS messe insieme. Questo nonostante l’'agenzia dell’Unione Europea ECHA abbia documentato che vengono utilizzati in Veneto PFAS e precursori di PFAS in volumi di centinaia di tonnellate ogni anno e che il Tribunale Superiore delle acque pubbliche un anno e mezzo fa abbia indicato chiaramente di cercare tra gli utilizzatori l'origine delle fonti di inquinamento.

Sono 160 le tonnellate di PFOA e precursori del PFOA e decine le tonnellate di PFOS usate in Veneto solo nel 2017, finite in gran parte negli scarichi. Sostanze che in molti casi nessuno ha nemmeno cercato perché concentrati su Miteni che non le produce nemmeno più da anni.

Rileviamo poi come la vicenda del ritrovamento di nanogrammi di genX, produzione pienamente autorizzata, sia straordinariamente tempestiva. E’ singolare che una lettera spedita dall’'Olanda a marzo e rimasta ferma per mesi sia stata fatta filtrare proprio il giorno successivo alla notizia sul rapporto dell’agenzia dell’Unione Europa che confermava i dati della ricerca GMI sulle centinaia di tonnellate di PFAS utilizzate ogni anno in Veneto.

Riguardo poi ai dati diffusi da Greenpeace sono del tutto sbagliati. L’'associazione cita dati teorici di capacità che non hanno nulla a che vedere con quelli reali che sono significativamente inferiori. Ad esempio, in alcuni anni non è stata fatta alcuna lavorazione del genX, zero. Cento tonnellate non sono arrivate a Trissino in tutta la storia della lavorazione della molecola. Continuare a buttare numeri a casaccio per fare clamore è irresponsabile. La lavorazione del genX come quella di tutte le altre sostanze è sottoposta a filtraggi successivi con un abbattimento totale delle emissioni, non c'’è mai stato nessuno sversamento. La molecola viene rigenerata e rispedita al mittente, non va a finire in ambiente. Sulle sostanze rilevate nei pozzi di controllo stiamo facendo le verifiche insieme agli enti. Sottolineiamo che stiamo parlando di quantitativi infinitesimali, al limite strumentale di rilevazione.

Nel frattempo, in una comunicazione diffusa, il Movimento 5 Stelle Veneto, chiede di "bloccare la fonte dell'inquinamento. Bloccarla una volta per tutte. Poi si potranno fare tutte le verifiche del caso per capire cosa è successo davvero in Veneto negli ultimi anni". Così si sono espressi i parlamentari, i consiglieri regionali e quelli comunali del M5S in seguito alla decisione della commissione tecnica regionale.

Bisogna chiudere quel rubinetto una volta per tutte – dicono gli esponenti veneti del Movimento 5 Stelle – stiamo parlando di una fonte inquinante del passato, con i Btf e i Pfas, e del presente, dato che GenX è comparso di recente nella lista degli inquinanti riscontrati sotto la Miteni.

Questa fonte inquinante deve essere chiusa una volta per tutte – ribadiscono i 5 Stelle veneti – una volta fatto questo primo passo si procederà per capire chi, come e perché ha permesso tutto questo. Il ministro Costa l'ha detto solo poche ore fa: chi inquina deve lasciare il territorio perché dimostra di non armarlo. Se vogliamo salvare la nostra bellissima regione dobbiamo applicare i principi del daspo ambientale. Ora siamo pronti a interessare anche il Ministro della Giustizia per portare alla sua attenzione questa incredibile situazione.

Parlamentari e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle sollevano infine forti perplessità sulle verifiche in contraddittorio di cui parla la Regione nella sua comunicazione sul caso Miteni.

Contraddittorio significa che tutte le analisi e i campioni effettuati sono utilizzabili come prova anche dalla Procura – ricordano i pentastellati – questo significa forse che i precedenti controlli non lo erano? Se così fosse si configurerebbe una situazione davvero gravissima, anche su questo punto vogliamo tutta la verità.

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