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Omofobia, critiche a Sboarina: "Non pensa alle vittime ma all'immagine di Verona"

Angelo e Andrea, vittime dell'aggressione omofoba in piazza Bra: "Dal sindaco e dalla sua amministrazione non abbiamo ricevuto alcuna parola di sostegno e nessuna parola di vicinanza"

Non è bastata l'individuazione del responsabile dell'aggressione omofoba avvenuta l'11 agosto in piazza Bra per chiudere il dibattito sull'omofobia latente nella città di Verona. Non è bastata perché dopo la manifestazione di solidarietà nei confronti delle vittime, partecipata da tanti cittadini, è subito spuntato un nuovo caso, un volantino che mette in guardia dalla presenza di "finocchi molesti" nella zona del Lazzaretto. Ma più del volantino, a generare più attrito con il mondo omosessuale sono state le parole del sindaco di Verona Federico Sboarina, il quale ha dichiarato che Verona non si merita l'etichetta di città razzista e omofoba. Il problema per Sboarina sono le strumentalizzazioni che avvelenerebbero il clima in città. 

Di fronte alla posizione presa da Sboarina, le due vittime dell'aggressione omofoba, Angelo e Andrea, hanno espresso queste considerazioni.

Vorremmo precisare che dal sindaco Sboarina e dalla sua amministrazione non abbiamo ricevuto alcuna parola di sostegno e nessuna parola di vicinanza, come se la sua preoccupazione principale fosse semplicemente salvaguardare l'immagine di Verona. Le uniche vittime, in questa storia, siamo noi, non la città di Verona. Il sindaco non si è nemmeno pronunciato sui comportamenti dei vigili che in maniera menefreghista, al momento dell'aggressione, hanno accantonato il problema. A noi poco importa che chi ci ha picchiati e offesi abbia o meno la cittadinanza, e questa sottolineatura da parte del sindaco ci suona molto male. Un'aggressione omofoba è una aggressione omofoba e non ha nazionalità. Noi non vogliamo prestarci ad alcuna strumentalizzazione o propaganda. Verona non sarà una città omofoba, dice lui, ma i volantini lasciati al Lazzaretto parlano chiaro. Stupiscono anche le parole di Sboarina sulla famiglia naturale. Io e Andrea siamo una famiglia: paghiamo le tasse, andiamo probabilmente negli stessi negozi del sindaco, respiriamo la sua stessa aria. Non veniamo da Marte. Dice che "sostenere la famiglia naturale non significa essere nemici di chi la pensa diversamente", eppure il suo programma e molte sue parole lo smentiscono. Forse il sindaco non è consapevole di quanto sentirci dire che io e Angelo non siamo una famiglia ci offenda e ci ferisca. Non è consapevole degli insulti, delle risatine, fatte anche dai ragazzini del centro, quando passiamo mano nella mano: Andrea li riceveva anche a scuola. Forse Sboarina non è infine consapevole di come le politiche che difende non facciano altro che alimentare un clima d'odio e intolleranza. Il clima che stiamo respirando dopo la nostra esposizione mediatica sta avendo delle conseguenze reali su di noi: noi vittime stiamo vivendo una specie di seconda vittimizzazione, ci chiedono di fare silenzio e di non macchiare l'immagine di questa città. Pericoloso per la città è che si verifichino fatti di questo tipo e che le persone vengano aggredite: non costituisce un pericolo né raccontare la verità né che alcune persone si mobilitino. E infine: ci dice che dovremmo chiedere scusa. A chi? Cosa intende dire con questa frase? Qualcuno ci ha aiutato, difeso e sostenuto nel modo giusto. E quel qualcuno non è lui. Siamo noi che ci aspettiamo delle scuse: come minimo dai vigili urbani che non hanno svolto in modo adeguato il loro dovere.

Alle parole di Angelo e Andrea hanno fatto seguito anche quelle delle associazioni che si sono schierati dalla loro porte fin da subito. Assemblea 17 Dicembre, Arcigay - Arci Pianeta Milk Verona, Circolo Pink Verona, Non Una Di Meno Verona, Azione Antifascista Verona e Potere Al Popolo Verona hanno assicurato che continueranno "a fare opposizione alle politiche discriminatorie della maggioranza di centro-destra del sindaco e ad essere accanto di chi subirà, a causa di questo clima, aggressioni omofobe, sessiste e razziste indipendentemente da chi le commetta". E hanno aggiungo: "Ci sono molti modi di essere nemici di chi la pensa diversamente. Lo si può fare attivamente e in questo Sboarina si è impegnato molto. Ma lo si può fare anche con il silenzio. Anche non manifestando alcun sostegno ad Angelo e Andrea".

E anche il Partito Democratico ha criticato la reazione del primo cittadino. I consiglieri Elisa La Paglia e Federico Benini l'hanno definita "aberrante".

Il fatto che l'aggressore della coppia gay sia di origine rumena non dovrebbe ridimensionare la gravità dell'attacco omofobo accaduto in pieno centro o alleggerire le coscienze della maggioranza di governo e del resto della cittadinanza - scrivono i due consiglieri PD - È lo stesso identico meccanismo mentale a cui purtroppo assistiamo in occasione di stupri e femminicidi: se l'autore è straniero è naturale condannare perché la possibilità che "l'altro" sia colpevole non tocca la nostra idea di comunità pura, non contaminata; se invece è italiano è naturale indagare, approfondire attendere i riscontri, anche passando sopra alle violenze subite dalla donna. A parte il fatto che se il presunto aggressore e gli amici fiancheggiatori fossero residenti a Verona, Sboarina sarebbe anche il loro sindaco e dal primo cittadino ci aspettiamo la condanna della violenza senza se e senza ma, come aveva detto all'inizio, anche perché il fatto ha riguardato, nel ruolo di vittime, due cittadini veronesi. Razzismo, omofobia, violenza di genere sono purtroppo fenomeni che non risparmiano nessun paese al mondo. Spiace invece constatare che il centrodestra veronese sia impreparato ad affrontare questa complessità e a comprendere il semplice fatto per cui l'omosessualità non è frutto di una libera scelta da mettere in alternativa o in contrapposizione alla famiglia naturale, come goffamente tenta di fare Sboarina, ma il frutto di una condizione umana, che come tale va rispettata senza contrapporla a nessuna altra condizione.

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