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La Miteni chiede di non ignorare l'indagine sul mercato italiano dei Pfas

Ma intanto la Provincia di Vicenza ha sospeso a titolo precauzionale una parte dell'attività dell'azienda di Trissino e il presidente della commissione regionale d'inchiesta è pronto a chiudere i lavori

La Provincia di Vicenza ha sospeso a titolo precauzionale una parte dell'attività dell'azienda Miteni di Trissino, ritenuta la principale responsabile della contaminazione da Pfas nelle acque di alcuni territori tra le province di Vicenza, Verona e Padova. La parte della ditta interessata dal blocco imposto dall'ente provinciale berico è quella dove vengono recuperate sostanze chimiche provenienti dai rifiuti di altre industrie.

Il provvedimento è stato accolto positivamente dal Movimento 5 Stelle veneto che con i suoi parlamentari, consiglieri regionali e comunali ha commentato: "Finalmente la Provincia fa il suo dovere bloccando l'autorizzazione integrata ambientale per alcune lavorazioni. Ma non ci si deve fermare. Ora la Procura della Repubblica faccia la sua parte. Sequestri l'azienda e i suoi beni e ordini la bonifica del sito. La Regione ricollochi i dipendenti che, oltre ad avere il sangue contaminato, non hanno mai ricevuto formazione in azienda e che presto si troveranno senza lavoro".

Nel frattempo, il consigliere regionale 5 Stelle Manuel Brusco, presidente della commissione speciale d'inchiesta del Veneto sull'inquinamento Pfas, è pronto a chiudere i lavori della commissione per presentare al consiglio regionale il testo finale sull'indagine riguardante la contaminazione. Lavori che la Miteni non vorrebbe che venissero chiusi, in modo tale che la commissione possa prendere in considerazione la ricerca della Global Market Insight, diffusa proprio dalla Miteni.

La ricerca sull'utilizzo dei Pfas è stata pubblicata il 26 giugno dall'agenzia dell'Unione Europa e riguarda proprio il passato, quindi perfettamente coerente con la missione della commissione - scrivono dall'azienda vicentina - Ignorare le centinaia di tonnellate di Pfas citati in quella ricerca, pubblicata a Helsinki e non a Trissino, significa ignorare un documento ufficiale sull'utilizzo dei queste sostanze. Un tema che già andava affrontato da tempo visto che oltre un anno e mezzo fa il Tribunale superiore delle acque pubbliche aveva chiesto di indagare proprio sugli utilizzatori. È grave che il presidente di un organo istituzionale che ha il compito di accertate i fatti decida di ignorare sia la sentenza del tribunale sia gli atti di un'agenzia comunitaria proprio sul tema oggetto della sua commissione.

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