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Associazioni in corteo a Verona per dire: «Basta bambini strappati ai genitori»

Si svolgerà sabato 12 ottobre con ritrovo alle 15 a Porta Palio. Nel frattempo, spunta un nuovo caso veronese dopo quello del piccolo Marco

Il 12 ottobre si svolgerà a Verona la manifestazione «Basta bambini strappati ai genitori». Per coloro che vorranno partecipare, il ritrovo è alle 15 a Porta Palio. Alle 15.30 partirà il corteo che arriverà in piazza Bra. Ad indire la manifestazione, diverse associazioni: il Comitato Famiglia e Vita, Movimento Giustizia Sociale, Movimentiamoci, Li.Si.Po. (Libero Sindacato di Polizia) e il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (Ccdu).
A movimentare queste associazioni ci sarebbero storie come quelle avvenute nel comune reggiano di Bibbiano e come quella veronese del piccolo Marco. Storie in sostanza di figli allontanati dai propri genitori, perché le condizioni delle famiglie non erano giudicate adeguate ad una corretta crescita dei bambini. «Noi del Ccdu parteciperemo alla manifestazione di sabato per chiedere all'amministrazione comunale di Verona degli atti concreti ed un primo segnale positivo come ad esempio la sospensione od un'azione disciplinare verso le responsabili di quanto accaduto al piccolo Marco - scrive la onlus Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani - A quanto ci risulta, la psicologa e l'assistente sociale che si erano occupate del caso sarebbero ancora lì a lavorare, nonostante la sconfessione del loro operato da parte dei consulenti del Tribunale, un segnale poco incoraggiante».

Oltre, però, al caso del piccolo Marco, ce ne sarebbe anche un altro nel Veronese. Lo ha raccontato proprio il Ccdu, il quale chiede di riformare i servizi sociali del Comune di Verona e chiede all'amministrazione un intervento concreto ed efficace in favore di una famiglia con tre bambini.

Dall'analisi della documentazione, sembrerebbe emergere come la famiglia sia stata distrutta e disgregata dai provvedimenti richiesti e attuati da quegli operatori che l'avrebbero dovuta aiutare - racconta il Ccdu- Nel marzo 2016 e nel maggio del 2018 i genitori di questa famiglia erano adeguati come risulta dal percorso e dalla valutazione della genitorialità redatto da un noto professionista, eppure in un decreto del 6 luglio 2018 si riporta una situazione totalmente diversa e si fatica a comprendere il motivo perché il giudice non abbia preso in considerazione le discrepanze tra quanto riferito dai servizi sociali e quanto scritto dal neuropsichiatra che ha fatto ben due valutazioni sulla famiglia. La mamma, per evitare quella che ritiene un'ingiustizia sui bambini, scappa a Napoli dove viene presa in carico dai servizi sociali di Napoli che redigono delle relazioni positive sulla famiglia e sui bambini. Fiduciosa delle valutazioni del servizio sociale campano, nel giugno del 2019 la mamma torna a Verona pensando che l'incubo sia finito. Invece i servizi sociali veronesi eseguono con la forza il decreto del 2018 (che di fatto non era più valido), apparentemente senza reperire o tener conto delle relazioni dei servizi sociali di Napoli. Dopo la "cattura", la mamma non accetta le limitazioni imposte dalle regole della comunità: per esempio, in un caso la mamma è stata rimproverata e disciplinata per essere andata al cancello a prendere un sacchetto consegnatole dal padre dei bambini, cosa banale ma apparentemente vietatissima. La relazione che abbiamo avuto modo di vedere contiene molte altre regole e avvenimenti così ferree e stravaganti, da fare impallidire Kafka. Ciliegina sulla torta: dopo una denuncia su un operatore che avrebbe picchiato suo figlio e una segnalazione contro la comunità per la presenza di cibi scaduti e per condizioni igieniche degradate, la mamma viene accusata di picchiare i bambini e di litigare con gli operatori davanti ai bambini. Questa coincidenza appare inquietante, e viene vissuta dalla mamma come una specie di vendetta. La relazione dei servizi sociali al Tribunale è, infatti, un copia incolla di quanto affermato dalla comunità, e non contiene alcun accenno alla denuncia della mamma contro la struttura. Ma non è finita. Il 16 settembre 2019, i servizi sociali hanno richiesto una valutazione psicologica ed eventuale presa in carico dei bambini dal servizio di neuropsichiatria infantile. Quindi, dei bambini che erano sereni e in una famiglia unita, ora hanno bisogno del neuropsichiatra infantile, mentre la famiglia è stata disgregata.

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