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Zaia scrive all'ambasciatore cinese: «Ho sbagliato. Non volevo offendere»

Il presidente del Veneto ammette di aver sbagliato e definisce «frettolosa osservazione» la frase in cui si riferiva ai cinesi che mangiavano topi vivi. «Sono davvero dispiaciuto»

«Sono davvero dispiaciuto per quanto accaduto»; e poi: «Quando si sbaglia, si sbaglia»; e ancora: «Ribadisco che non volevo offendere nessuno». Sono alcune frasi scritte in una lettera dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia all'ambasciatore cinese Li, dopo le polemiche che hanno fatto seguito alla «frettolosa osservazione» (così l'ha definita lo stesso Zaia) del presidente veneto sul popolo cinese. «Li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi», aveva detto Zaia, riferendosi ai cittadini cinesi. Una frase che è stata estrapolata da un ragionamento più ampio, con cui il presidente del Veneto voleva rimarcare la differenza tra la cura che gli italiani hanno per la loro igiene e i problemi igienici che talvolta si riscontrano in alcuni mercati in Cina.

Con la sua lettera, Zaia ha spiegato all'ambasciatore Li che cone le sue parole non voleva essere offensivo, ma voleva solo evidenziare delle differenze tra gli usi e i costumi che ci sono in Italia e quelli che ci sono in Cina. Un modo anche per rispondere alla stessa ambasciata cinese, che aveva definito calunniosa l'uscita di Zaia. «Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti, ma ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d'accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fermamente», aveva scritto l'ambasciata cinese in Italia sul suo profilo Facebook.

E le critiche a Zaia sono state tante, a livello nazionale ma anche a livello locale. «Zaia, dato il ruolo istituzionale che ricopre, dovrebbe mantenere sempre, ma in particolare in frangenti come questi, nervi saldi e lucidità - ha detto l'ex sindaco di Verona Flavio Tosi - Purtroppo invece quelle parole attestano un'emotività che non fa del bene alla mia regione, il Veneto, e al Paese in generale. Zaia ha offeso poi una cultura millenaria e un popolo lavoratore come quello cinese».
E la sezione veneta del partito +Europa ha chiesto anche le dimissioni del presidente del Veneto. «Zaia ha già commesso grossolani errori nell'affrontare la comunicazione nell'emergenza del coronavirus - si legge in una nota di +Europa Veneto - Ha fallito la ricerca del paziente zero e l'identificazione immediata della malattia. Ora si pone in diretta campagna elettorale con espressioni offensive ed ingiustificate verso la comunità cinese scatenando immediate reazioni internazionali dalla Cina».
Jacopo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle nel consiglio regionale del Veneto ha aggiunto: «Con una sola frase Zaia ha contemporaneamente mandato in fumo milioni di euro che la Regione spende per promuoversi nel mondo e gli enormi sforzi delle aziende per aumentare la propria credibilità internazionale e il proprio mercato. Ormai Zaia lo conosciamo: un influencer sempre a rincorrere la battuta ad effetto, che per un like in più non si rende conto dei disastri che provoca. Aiutiamo Zaia: spieghiamogli che è meglio se tace».
«Quello di Zaia non è più "solo" razzismo, è ignoranza che si accompagna ad una pericolosa incapacità di capire le conseguenze delle proprie parole - hanno dichiarato Gabriele Scaramuzza e Delizia Catrini di Articolo Uno - Incurante delle relazioni economiche che tante aziende venete hanno con la Cina, dei tanti turisti cinesi che visitano la nostra Regione e quindi delle ripercussioni che ci saranno sulla nostra economia, proprio mentre abbiamo invece bisogno di pensare e agire per sostenerla. Incurante di ogni aspetto storico, politico, di ogni minimo fondamento medico e scientifico. Nella beata ignoranza più cieca di queste parole c’è tutto il leghismo. C’è una visione asfittica e perdente, di chi non sapendo affrontare i problemi e i cambiamenti reagisce come può: male e in modo inadeguato».
E infine è intervenuta anche Luana Zanella, dell'esecutivo nazionale dei Verdi ed esponente di Europa Verde: «Le dichiarazioni di Zaia ci riportano in tempi bui che il popolo italiano assolutamente non merita. In un momento così difficile per un'intera nazione, scegliere con cura le parole e il tono da utilizzare dovrebbe rappresentare un dovere per chi rappresenta Stato e istituzioni».

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