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«Veneto nel 2020 sul podio nazionale per denunce di infortunio legate al Covid-19»

È quanto emerge dall'analisi dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre. A Verona Il maggior numero di infortuni non mortali: 3.377 (+ 42,7% rispetto a novembre)

«È purtroppo un bollettino ancor più drammatico quello delle vittime sul lavoro del 2020. Perché un terzo dei decessi è dovuto al contagio da Covid – 19. Si tratta di 423 morti dall’inizio della pandemia sino alla fine del 2020, con 57 vittime rilevate nel solo mese di dicembre e un incremento della mortalità rispetto al mese precedente pari al 15,6%».
Questa la prima immagine dell’emergenza Covid nei luoghi di lavoro catturata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre e descritta dal suo Presidente, l’Ingegner Mauro Rossato.
Un dato complessivo sconfortante in cui ad emergere sono ancora i nuovi volti delle vittime sul lavoro. Perché rispetto agli anni e ai decenni precedenti, gli infortuni mortali non coinvolgono più solo operai, macchinisti, camionisti. Ora ci sono gli impiegati, gli addetti alla segreteria e agli Affari Generali, gli infermieri e i fisioterapisti, i medici, gli operatori socio sanitari, i portantini, i bidelli, ma anche di addetti alla pulizia di uffici, operatori di alberghi, di navi e di ristoranti.
«Sembra un incubo. Ma è proprio così – ripete Mauro Rossato – sono 423 lavoratori nel 2020, stando alle rilevazioni Inail, che hanno perso la vita a causa del Covid, ovvero circa un terzo dei decessi dello scorso anno».

A contare il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid, secondo l'Osservatorio, è la Lombardia con il 37,63% delle denunce (159 decessi), seguita da: Campania (40 decessi), Emilia Romagna e del Piemonte (37 decessi), Lazio (28 decessi), Puglia (23 decessi). La triste graduatoria prosegue con la Liguria (20 decessi), la Sicilia (15), la Toscana (14), Abruzzo e Marche (12 decessi), Veneto (10 decessi), Umbria (5 decessi), Calabria (4), la provincia autonoma di Trento e Friuli Venezia Giulia (2), Valle d’Aosta, Sardegna e Molise (1 decesso).
Diversa è invece la graduatoria per quanto riguarda l’incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa. E infatti dopo la Lombardia che continua ad indossare la maglia nera con un indice di 36,1 (rispetto ad una media di 18,4), spiccano i dati di Liguria (33,2), Abruzzo (24,5), Campania (23,9), Piemonte (20,3), Marche (19,5), Puglia (19,2), ed Emilia Romagna (18,8).

Il 16,8% degli infortuni mortali per Covid ha coinvolto l’universo femminile. Mentre la percentuale sale a ‘quasi’ il 70% nelle rilevazioni degli infortuni non mortali per Coronavirus.
Il 91,3% delle vittime rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva con il 25,2% delle denunce con esito mortale troviamo il settore Sanità e Assistenza Sociale, seguono con il 13,4% dei casi le Attività Manifatturiere (lav. prod. chimici, farmaceutica, stampa, ind. alimentare…), il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (att.tà degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi) e Trasporto e Magazzinaggio con il 10,7% e il Commercio (9,7%).
Nel 10,9% dei casi si tratta di impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali, il 10 % delle vittime sono tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti..), il 6,8% sono medici. E ancora ci sono i conduttori di veicoli a motore 5,8%, operatori sociosanitari con il 5,1% del totale delle denunce con esito mortale, e il 3,9% il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli).
Sono poi 131.090 le denunce di infortunio con esito non mortale legate al Covid – 19 registrate in tutto il 2020 (pari al 23,7% del totale - secondo dati Inail). Cresciute addirittura del 25,7% rispetto a novembre.

«Dati preoccupanti e significativi – sottolinea il Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering - in cui sono le donne ad essere più coinvolte con il 69,6% delle denunce. Un vero dramma per l’universo femminile che lavora»

Il 97,7% delle denunce di infortuni non mortali dovuti a contagio da Covid - 19 rientra nell’Industria e nei Servizi. E, come già visto per gli infortuni mortali, è il settore “Sanità e Assistenza Sociale” a far rilevare il maggior numero di denunce con il 68,8% del totale delle denunce. Seguono: l’Amministrazione Pubblica (9,1% delle denunce), il 4,4% delle denunce che giungono dal settore dei servizi di vigilanza, attività di pulizia fornitura di personale e call center; e il 3,1% nelle Attività Manifatturiere.
Quasi quattro denunce di infortunio su dieci riguardano i tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti), seguiti dagli operatori sociosanitari (oss assistenti nelle case di riposo) con 19,2% delle denunce; dai medici (9,2%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 7,4%. E ancora dal 4,7% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 4,1% di impiegati addetti - Impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali; dal 2,3% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli.
Alla Lombardia la maglia nera delle denunce di infortunio non mortale legate al Covid con il 28,4% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 14,4%, Veneto 9,7%, Emilia Romagna 7,9%, Lazio 5,6%, Toscana 5,5%, Campania 5,4%, Liguria 4,1%, Puglia 3,4%, Sicilia 2,7%, Marche 2,2%, Friuli 2,1%, Provincia Autonoma di Trento 1,9%, Sardegna 1,5%, Provincia autonoma di Bolzano 1,5%, Abruzzo 1,5%, Umbria e Calabria 0,6%, Valle D’Aosta 0,5%, Basilicata 0,4%, Molise 0,2%.

«I numeri devono far riflettere tutti i responsabili della sicurezza nei luoghi di lavoro - ricorda Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio mestrino – Gli strumenti normativi e sanitari per la prevenzione nel nostro Paese ci sono e sono efficaci, bisogna applicarli adottando nelle aziende tutte le cautele necessarie a ridurre l’impatto e la diffusione di un virus che sta uccidendo decine di migliaia di italiani, fuori e dentro gli ambienti di lavoro».

In Veneto

«Il Veneto nel 2020 è sul podio nazionale per il numero di denunce di infortunio legate al Covid -19. Un record amaro per la regione che conta a fine dicembre 12.735 denunce pari al 9,7% del totale nazionale (131.090). Un’emergenza che si aggiunge ad un’emergenza costante nel nostro Paese, ovvero quella degli infortuni e delle vittime nei luoghi di lavoro che il nostro Osservatorio conosce molto bene».
Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, analizza ora i dati specifici della regione e sottilinea come a colpire non sia solo il numero assoluto delle denunce di infortunio, ma anche la percentuale delle donne coinvolte. «Il 73,7% delle denunce riguarda l’universo femminile – spiega Rossato- una percentuale addirittura superiore a quella della media nazionale del 69,6%».
Significativo e sconfortante, evidenzia l'Osservatorio, appare anche l’incredibile incremento delle denunce di infortunio rilevate in Veneto nel mese di dicembre rispetto a novembre e pari al 49,6%. Una variazione doppia rispetto a quella nazionale pari al 25,7%.
«Il periodo più critico dell’anno è stato proprio l’ultimo trimestre del 2020 - sottolinea ancora Rossato - questo a conferma della gravità del contagio nella cosiddetta seconda ondata».
Tra i settori più colpiti dal Coronavirus in Veneto, troviamo quello della Sanità e Assistenza Sociale (79,4% degli infortuni).
Mentre per quanto riguarda le professioni i più coinvolti sono i tecnici della salute (35,9%) e nell’84% dei casi si tratta di infermieri. Seguono: le professioni qualificate nei servizi socio sanitari e sociali (28,1%), le professioni legate ai servizi personali e assimilati (9,8%) e i medici (6,8%).
A Verona Il maggior numero di infortuni non mortali: 3.377 (+ 42,7% rispetto a novembre). Seguono: Treviso (2278, +49,5%), Vicenza (2187, +69,4%), Venezia (1912, +53,8%), Padova (1759, +43,2%), Belluno (844, +35,9%) Rovigo (378, +60,2%).
Fortunatamente rimane invariato rispetto al mese di novembre il numero di decessi sul lavoro legati al Covid-19. Sono 10.

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