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Immobili abbandonati e degradati a Verona, conclusa la mappatura si passa alla fase operativa

Il Comune di Verona ha informato che ora partiranno gli incontri con i proprietari per informarli della nuova metodologia e concordare gli interventi da eseguire. Sono un trentina gli edifici e le aree mappate fino ad ora

Conclusa la fase iniziale, prende il via quella successiva. La nuova gestione da parte dell’Amministrazione comunale di Verona degli immobili abbandonati e delle aree degradate presenti sul territorio ha completato un nuovo step.

Dopo la mappatura iniziata nei mesi scorsi, messa a punto dalla polizia locale insieme agli uffici comunali che, oltre ai casi più noti, tiene conto anche delle segnalazioni di residenti e cittadini, è iniziata la fase operativa. Ovvero, quella che prevede gli incontri con i proprietari degli immobili interessati per informarli non solo della nuova metodologia adottata dal Comune su questo tema, ma anche per concordare insieme gli interventi da eseguire sugli edifici e sulle aree attenzionate, tenendo conto delle diverse carattaristiche e tipologie di immobili, della loro ubicazione e della presenza o meno di progetti di rigenerazione urbana in corso.

Una trentina gli immobili e le aree mappate fino ad ora, tra pubblici e privati, di cui una decina ritenuti a maggior rischio degrado. È il caso delle ex Officine Cardi al Chievo, di alcune aree molto vaste in via Gardesane e di altri immobili sparsi sul territorio, per i quali è partito lo specifico iter, il quale prevede di che il Comune contatti la proprietà e, successivamente, presenti la diffida per la messa in sicurezza dell’immobile. Nel caso in cui le indicazioni della diffida non vengano rispettate, l'Amministrazione procederà con l’emissione dell’ordinanza contingibile e urgente, per il cui mancato rispetto sono previste anche denunce penali.

Un iter già attuato di recente su due aree attenzionate e sulle quali il Comune è intervenuto per limitare il rischio di degrado, all’ex deposito della stazione di Porta Vescovo (Adige Docks) e alle ex Officine Falconi, e che ora verrà replicato in altri siti "sensibili", il cui ordine di priorità è stato condiviso con prefettura e questura.

«Quello in corso è un processo nato da diversi mesi e che ora è una delle sue fasi più operative e stringenti - spiega l’assessora alla Sicurezza Stefania Zivelonghi -. Si tratta di attività che puntano a limitare il degrado di alcune aree e edifici in disuso che, per caratteristiche e posizione, ne sono più a rischio. Un processo complesso, frutto del lavoro di squadra di diversi attori e della sinergia tra polizia locale, i settori Informatica, Manutenzioni edilizie, con vantaggi nella definizione e nell’efficienza dei processi interni del Comune e dei numerosi uffici coinvolti. Da parte delle proprietà c’è la massima collaborazione, quelle incontrate sino ad ora hanno tutte manifestato stupore per una metodologia che fino ad ora non era mai stata seguita».

L’iter procede in parallelo sugli immobili momentaneamente dismessi di proprietà del Comune, per i quali sarebbero in fase di studio le migliori soluzioni attuabili. È il caso delle ex Piscine Lido, che nei prossimi mesi verranno demolite in vista di un uso temporaneo degli spazi attraverso la co-progettazione con i cittadini e degli stabili all’interno del giardino Raggio di Sole, in passato adibiti a punto di ristoro e per i quali si sta ora definendo un uso sociale.

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