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Obbligo green pass esteso nel 2022: perché è qualcosa di più di una semplice ipotesi

Al momento l'obbligo del certificato verde per accedere ai luoghi di lavoro è previsto fino al 31 dicembre 2021, quando scade anche lo "stato di emergenza" nazionale causa pandemia

Il green pass nominalmente in scadenza il prossimo 31 dicembre 2021, con ogni probabilità sarà obbligatorio in Italia anche nel 2022 per un periodo che potrebbe certamente variare in funzione dell'andamento dell'epidemia da Covid-19, ma che è comunque realistico ipotizzare di almeno sei mesi, dunque fino a giugno del prossimo anno. Nulla di scritto, sia ben chiaro, ma tanto le dichiarazioni formali quanto le indiscrezioni che filtrano dai palazzi governativi nelle ultime ore lasciano intendere esattamente questo: da un lato il certificato verde sarà l'ultima delle misure che verrà rimossa, dunque dopo il distanziamento interpersonale e le mascherine, dall'altro la sua duplice funzione di "protezione" (per quanto non assoluta, certo) e di "stimolazione" nei confronti della campagna vaccinale fanno del certificato verde uno strumento pilastro della strategia amministrativa dell'esecutivo nei confronti della situazione pandemica in Italia.

Il 31 dicembre 2021 è in scadenza anche la dichiarazione dello "stato di emergenza" nazionale dovuto alla situazione epidemiologica, ma la linea del governo parrebbe essere di mantenere separate, su binari paralleli, le decisioni circa un'eventuale proroga di tale dichiarazione emergenziale e, dall'altro lato, la proroga dell'obbligo del green pass. In sostanza, il certificato verde obbligatorio potrebbe essere rinnovato anche in assenza di una proroga dello "stato di emergenza". Dal punto di vista normativo, sarebbe effettivamente possibile perseguire questa strada? Questione evidentemente complessa da lasciare a giuristi e tecnici di palazzo Chigi, a fronte del fatto che se da un lato il decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127 (che ha imposto l'obbligo del green pass sul lavoro) si richiama, tra gli altri, agli articoli 16 e 32 della Costituzione, altresì si richiama anche al decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105 (poi convertito in legge) che al suo primo articolo, per l'appunto, conteneva la dichiarazione dello "stato di emergenza" nazionale prorogato al 31 dicembre 2021.

Ciò premesso, appare oggi quantomai illusorio credere che l'obbligo del certificato verde si esaurisca di colpo con i festeggiamenti di Capodanno. Quest'inverno, salvo scongiurabili brutte sorprese, gli alberghi, le strutture ricetttive di ogni tipo, gli impianti sciistici, finalmente potranno vivere la loro autentica ripartenza stagionale dopo un 2020/21 tremendo. Davvero vi è qualcuno che pensa sia credibile il governo elimini il certificato verde Covid nel pieno delle vacanze di Natale? Diamo pure per scontata la proroga, vi è però da capire in quali settori e fino a quando. Si può ipotizzare che l'obbligo verrà mantenuto in tutte le attività ricreative, dai ristoranti ai cinema passando appunto per le piste da sci, ma fino a quando durerà l'obbligo nei luoghi lavoro? In sostanza, fino a quando gli irriducibili contrari al vaccino dovranno convivere con la necessità di effettuare tamponi ogni 48 ore per ottenere il green pass ed accedere al proprio posto di lavoro? Difficile dirlo con certezza, molto dipenderà come sempre dall'andamento di contagi e ricoveri, da un lato, ma anche d'altro canto dall'andamento della campagna vaccinale.

Su quest'ultimo punto, ovvero le vaccinazioni, lo snodo fondamentale saranno le cosiddette "terze dosi". È evidente che tra i vaccinati odierni che portano il computo tra gli over 12 a poco più dell'86% vi sono già parecchi che il vaccino anti Covid lo hanno sì fatto, ma controvoglia. Ovvero, lo hanno fatto perché è arrivato l'obbligo del green pass, prima per le attività ricreative, poi per accedere negli spazi universitari, quindi sui luoghi di lavoro. Questa categoria di persone che anagraficamente è molto varia e sparpagliata, vale a dire i "vaccinati controvoglia", dopo una prima ed una seconda dose, accetteranno di buon grado di farsi somministrare anche la "terza" qualora non si vedano esplicitamente condizionati a farlo? La risposta appare scontata. Ecco perché la proroga del green pass, anche sui luoghi di lavoro, appare ben più che una solida ipotesi.

Tuttavia dai numeri non si scappa, e nemmeno dalle date: una buona fetta di popolazione vaccinata vedrà scadere il proprio green pass non prima di aprile/maggio 2022, compresi soggetti non solo over 60 ma anche over 70 che avevano ricevuto Astrazeneca (con tempi più lunghi per il completamento del ciclo), mentre per altri il green pass potrebbe addirittura restare valido fino all'estate prossima. Vi è però un'altra scadenza, rispetto a quella dei 12 mesi del certificato verde Covid, ovvero quella più aleatoria ed imponderabile connessa all'effettiva copertura anticorpale indotta in ciascun individuo dai vaccini ricevuti. È chiaro ormai che un certo declino della protezione possa manifestarsi già dopo sei mesi, ecco perché il green pass obbligatorio anche per il 2022 potrebbe fungere da eventuale volano per le "terze dosi" che, al momento, non parrebbero decollare o riscuotere particolare consenso di pubblico. Ma con la validità del green pass a 12 mesi il rischio per il governo è che la campagna vaccinale relativa alle "terze dosi" si riveli comunque un mezzo flop, salvo l'eventualità di un nuovo intervento correttivo proprio circa il periodo temporale in cui il certificato verde resta valido. Un giorno ci sveglieremo e scopriremo che il nostro green pass non sarà più valido dopo sei o nove mesi dal completamento del ciclo primario senza aver nel frattempo ricevuto anche una dose "booster"? Troppo presto per dirlo, ma è una profezia quasi scontata che del green pass si sentirà parlare inevitabilmente ancora a lungo, ben oltre il 31 dicembre 2021.

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