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Convegno sulla giustizia riparativa a Verona, città capofila in Veneto

Un'intera giornata di confronto tenutasi in Gran Guardia su questo nuovo modello di giustizia, complementare al sistema vigente. Per la prima volta riuniti tutti i principali esperti, assistenti sociali e avvocati

Si è tenuto ieri mattina, 10 dicembre, il primo convegno veneto sulle norme e le esperienze italiane ed estere di giustizia riparativa. Un'intera giornata di confronto sui percorsi psicologico-sociali adottati per la risoluzione dei conflitti o per le conseguenze dannose subite dalle vittime di un reato. Un nuovo modello di giustizia, complementare al sistema vigente, che ha visto per la prima volta riuniti a Verona tutti i principali esperti coinvolti, con la partecipazione di assistenti sociali, avvocati e operatori del terzo settore.

Verona si conferma dunque capofila in Veneto per questo modello che in Italia non ha ancora una propria legislazione, anche per l'innovativo servizio dello «Sportello per le vittime di reato» avviato dal Comune nel 2013. Un progetto pilota di avvicinamento e ascolto, promosso dalla presidenza del consiglio comunale di Verona, dal garante dei diritti delle persone private della libertà personale e da Asav (associazione scaligera assistenza vittime di reato), che ancora oggi, rappresenta l'unica realtà attiva in tutto il Veneto.
Al servizio, nel triennio 2016-2018, si sono rivolte quasi una novantina di persone, con una media di circa una trentina all’anno.

Un importante appuntamento - ha spiegato il presidente del consiglio comunale Ciro Maschio - che, per la prima volta nella nostra Regione, ha visto il coinvolgimento di tutte le parti interessate alla giustizia riparativa, un percorso all'avanguardia di cui, per molti aspetti, Verona è capofila.
Attraverso lo Sportello per le vittime di reato, il Comune è oggi in grado di offrire un punto di ascolto e di confronto di grande importanza per i tanti cittadini che vi si rivolgono. Un riferimento per chi ha patito e sofferto reati di qualunque genere che, rivolgendosi allo sportello, può trovare un supporto e un orientamento sui tanti servizi offerti sul territorio comunale.

Il convegno di ieri, dal titolo «Giustizia riparativa, vittima - autore di reato - comunità», si è rivelato denso di stimoli e contenuti. L'appuntamento ha consentito di disegnare nuove strade e possibilità di cooperazione. E una sperimentazione interessante di rete avviata proprio a Verona è rappresentata dal Tavolo Permanente sulla Giustizia Riparativa.
Il convegno è stato anche l’occasione per salutare le nuove ventuno assunzioni di assistenti sociali negli uffici di servizio sociale della giustizia in Veneto. I nuovi assunti, risultati vincitori di un concorso nazionale, sono entrati in servizio lunedì, 9 dicembre. «Da tempo segnalavamo le carenze di organico, perché spesso gli assistenti sociali si trovano costretti a lavorare sull'emergenza senza poter mettere in campo percorsi di giustizia riabilitativa davvero personalizzati, disegnati a partire dalla storia di ciascuno - ha spiegato Mirella Zambello, presidente dell'Ordine degli assistenti sociali del Veneto - queste assunzioni aprono nuove possibilità e rappresentano un passo significativo, anche se molta strada resta a ancora da fare».
Un focus speciale della giornata di ieri è stato dedicato al tema della giustizia riparativa in ambito minorile. In Veneto sono 96, da gennaio a novembre 2019, i casi di messa alla prova, misura che prevede in caso di esito positivo l'estinzione del reato. Nel 65% dei casi l'esito è stato positivo, in 13 casi si è ravvisata la necessità di una proroga, mentre le altre situazioni si sono chiuse con esito negativo. Dove possibile, poi, i percorsi puntano a una correlazione fra tipologia di reato e misura alternativa, proprio per potenziare l'efficacia del percorso, mentre quando non c'è questa correlazione si integra talvolta con attività rielaborative sia a livello psicologico che a livello socio-educativo, grazie ad incontri che utilizzano ad esempio l’approccio narrativo o biografico.
Di grande interesse e forte impatto emotivo l'esperienza presentata da Guido Bertagna, gesuita mediatore, che ha proposto una testimonianza del percorso che ha coinvolto Agnese Moro, figlia di Aldo, e alcuni ex brigatisti.

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