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"S-velato" il volto di Giulietta in segno di solidarietà alle donne iraniane

Martedì mattina, in via Cappello a Verona, si è tenuto il falshmob organizzato da +Europa a sostegno delle proteste scoppiate dopo l'uccisione della 22enne Mahsa Amini avvenuta il 13 settembre

Come da programma, nella mattinata di martedì 11 ottobre, nel cortile della Casa di Giulietta a Verona, si è tenuto il flashmob di +Europa in solidarietà con la rivolta iraniana. 

La statua di Giulietta è stata dapprima coperta con un velo nero e poi "s-velata" dagli attivisti della sezione scaligera del gruppo, che indicano nel gesto un richiamo «all'oppressivo regime dell’Iran» che «copre le donne soffocandone diritti, desiderio di giustizia e di una vita serena».
Tra i promotori dell’iniziativa Anna Lisa Nalin della segreteria nazionale di +Europa, i leader locali Lorenzo Dalai e Giorgio Pasetto, Marina Sorina della comunità ucraina, Enrico Migliaccio sempre del gruppo veronese ed altri attivisti ancora. Hanno presenziato al flashmob anche alcuni giovani iranian e iraniane, che si trovano in città.

+Europa, flashmob alla Casa di Giulietta in segno di solidarietà alle donne iraniane

«Il parallelismo con Giulietta è particolarmente simbolico - spiegano da +Europa con una nota -. Alla giovane veronese immortalata da Shakespeare venne impedito di vivere il proprio sentimento d’amore nella guerra tra Montecchi e Capuleti. Alle donne iraniane viene impedito il diritto di vivere il proprio corpo, il proprio essere e quindi una vita libera nella contrapposizione con il regime teocratico, autoritario e repressivo.
La morte della 22enne Mahsa Amini avvenuta il 13 settembre mentre era in arresto a Teheran per non aver nascosto completamente i capelli sotto lo hijab è stata la scintilla che ha fatto esplodere in tutto il Paese manifestazioni di protesta di giovani iraniane e iraniani, affiancati da una parte importante della società civile: una rivolta spontanea, che ogni giorno paga pesanti tributi di sangue. I manifestanti non possono più sopportare l’oppressiva teocrazia degli Ayatollah e rischiano la vita sperando in un futuro più libero».

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