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Galleria Adige-Garda: «Sacrificio necessario, ma serve una politica condivisa»

«È giusto che i Comuni del lago non vengano nemmeno informati della decisione di aprire lo scolmatore? È giusto che apprendano la notizia dalla stampa o dai testimoni diretti?», sono alcune delle questioni che solleva il presidente di Ags Angelo Cresco

Il tunnel che collega l’Adige al Garda ha salvato Verona e il territorio scaligero da una possibile, disastrosa alluvione. Lo scolmatore è entrato in funzione e ha fatto defluire parte della piena nel lago, evitando possibili esondazioni più a valle.

Riteniamo – sottolinea Angelo Cresco, presidente di Azienda Gardesana Servizi – che di fronte ad una emergenza come quella con cui ci si è dovuti confrontare, era doveroso assumersi la responsabilità di un sacrificio. Parlo non a caso di sacrificio perché per il Garda di questo si tratta: ogni volta che il tunnel viene aperto si impone al nostro territorio un grande sacrificio dal vista ambientale, economico e di immagine. Premesso questo punto, è importante affrontare la questione nel suo complesso.

Detto, infatti, della necessità di prendere la decisione di aprire lo scolmatore, il presidente Cresco pone alcune importanti questioni.

È giusto – chiede il presidente di Ags Cresco – che i Comuni del lago non vengano nemmeno informati della decisione di aprire lo scolmatore? È giusto che apprendano la notizia dalla stampa o dai testimoni diretti?

Altro punto da analizzare è il cronico problema della definizione dei livelli del lago.

È incomprensibile come i livelli del Garda – sottolinea Cresco – siano ancora stabiliti in base a una circolare degli anni ’60, non tenendo minimamente conto dell’accordo firmato da tutti gli attori, Aipo compresa, nel 2013. Il 90% dell’economia gardesana si basa sul turismo, il mondo rispetto a quella circolare è cambiato, eppure né Ags, né Garda Uno, né Acque Bresciane è coinvolta nelle decisioni sui livelli che Aipo non prende. È ora di finirla con lo scaricabarile.

Nemmeno il tema ambientale va sottovalutato.

Se si tratta di un giusto sacrificio quello imposto al nostro territorio – chiarisce Cresco – non si capisce perché il Trentino non si ponga minimamente il problema del disinquinamento delle acque dell’Adige. Nel momento in cui, noi siamo impegnati persino nel risanamento di torrenti e rii che scaricano nel Garda per tutelarlo al massimo, perché il Trentino non si impegna allo stesso modo nei confronti dell’Adige e del Sarca?

L’ultimo punto riguarda la salute pubblica del territorio gardesano.

Il Trentino si deve impegnare nella tutela del Garda che è la più importante risorsa di acqua potabile d’Italia. Invece, immette le acque, dopo i trattamenti del suo depuratore, nel Sarca e di qui nel lago. Ora, come vale il principio della sicurezza per la città, deve valere la sicurezza e la salute per gli abitanti che vivono sul Garda e che quell’acqua la bevono. Su questo non possiamo transigere. Credo che l’obiettivo di tutti sia togliere dal lago ogni possibile fonte inquinante, questo richiede la fine di scelte autonome incomprensibili. Per questo chiediamo a gran voce la ripresa di un rapporto unitario e consolidato e dobbiamo tutti remare insieme senza eccezione alcuna, in primo luogo i Comuni del lago, lombardi veneti e trentini.

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