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Dal traforo al traforino, ma restano i dubbi. Il comitato: "È un progetto vecchio"

Il sindaco Sboarina ha rilanciato l'idea di un traforo più piccolo e più economico rispetto a quello che si voleva realizzare durante l'amministrazione Tosi. Perplesso il consigliere comunale Michele Bertucco

Più breve, più economico e più fattibile. Così il sindaco di Verona Federico Sboarina ha descritto il progetto di traforo su cui il Comune sta lavorando per realizzare un passaggio a nord della città che possa snellire il traffico di chi si deve spostare tra le zone di Ponte Crencano e Borgo Venezia. Sboarina a parlato di una strada più ad uso urbano, quindi si potrebbe pensare ad una strada a doppia corsia che potrebbe partire circa da via Ca' di Cozzi e raggiungere via Fincato, passando ovviamente anche attraverso le alture a nord della città attraverso un tunnel. Niente a che vedere con il traforo pensato durante le amministrazioni dell'ex sindaco Flavio Tosi ed è per questo che il progetto dell'attuale amministrazione è stato ribattezzato "traforino". Un'opera dunque più piccola, quindi meno costosa. Secondo i calcoli del sindaco Sboarina, potrebbe costare otto o nove volte di meno rispetto al traforo tosiano. E se costa di meno, ovviamente è più facile da realizzare.

Sì, ma con quali soldi realizzare il "traforino"? Sboarina ha parlato dei 53 milioni di euro fermi nelle casse della società che gestisce l'autostrada A4 e che sarebbero destinati proprio a quest'opera. Ma proprio su questo, il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco ha dei dubbi.

Indurre i cittadini a credere che la società autostradale possa regalare 53 milioni di euro all'amministrazione comunale di Verona perché questa realizzi un traforo urbano di collegamento tra due quartieri, dimostra quanto sia distante dalla realtà questo modo di far politica tutto annunci e promesse - ha detto Bertucco - Indicativo in tal senso è il fatto stesso di annunciare grandi opere stradali prima ancora di aver fissato gli obiettivi del nuovo piano della mobilità sostenibile. A meno di non dimostrare che il resto dell'Europa che ha puntato sul trasporto pubblico ha preso un grande abbaglio, appare infatti evidente che ingenti risorse pubbliche andranno dirottate verso il potenziamento del trasporto collettivo nelle sue varie forme, oltre che sulla mobilità ciclistica. Siccome le autostrade non finanzieranno mai un'opera che non sia sia strettamente autostradale, le opzioni si riducono a due: o l'amministrazione ci prende in giro quando promette il traforo, oppure ci prende in giro quando promette un piano della mobilità serio.

Il comitato cittadino contro il traforo delle Torricelle ha invece espresso, tramite il suo rappresentante Alberto Sperotto, perplessità sul progetto.

Il traforo corto non è altro che il traforo che, ormai 15 anni fa, era stato disegnato per la società autostrade Serenissima e contro il quale in 20 giorni si erano raccolte più di 20 mila firme - dice Sperotto - primo casello a Poiano in continuazione della tangenziale est, galleria sotto alle Torricelle con uscita del tunnel su via Monte Ortigara, passaggio in trincea scoperta tra i quartieri di Avesa, Ponte Crencano, Pindemonte, Quinzano fino a Ca' di Cozzi. È il medesimo tracciato ripreso poi da Technital nell'era Tosi che, almeno, prevedeva la copertura totale dell'autostrada con l'inserimento di filtri. Quindi quali sono le novità al risparmio? La prima è che sarebbe a un tunnel a una canna a doppio senso di marcia e interdetto al traffico pesante e la seconda che scorrerebbe a cielo aperto tra quartieri densamente popolati tra Avesa e Quinzano: le stesse modifiche richieste da Technital, rifiutate dall'amministrazione, una volta che le era stata aggiudicata la gara per la realizzazione. La terza è che prevede solo quello che la Serenissima chiamava Tangenziale Nord (tratto da Poiano a Ca' di Cozzi) lasciando a un secondo momento la strada di gronda (il tratto da Parona al casello di Verona Nord).

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