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Croci in vetta alle montagne, una valanga di parole su una «polemica inutile»

I ministri Santanchè e Salvini ed anche l'ex consigliere regionale Bassi sono intervenuti contro la rimozione delle croci dalle cime. Ma nessuno aveva ufficialmente proposto di farlo

Una valanga, come quelle che a volte capitano nelle montagne italiane. Ma in questi giorni le valanghe che riguardano le montagne italiane sono fatte di parole. Parole che all'inizio sono state poche, ma che poi sono state travisate innescando una polemica che ha travolto tutti.

Le poche parole iniziali sono state quelle pronunciate da Marco Albino Ferrari, direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del Club Alpino Italiano (Cai). Il 22 giugno scorso, Ferrari ha partecipato alla presentazione del libro Croci di vetta in Appennino, scritto da Ines Millesimi. E in quell'occasione ha espresso un'opinione condivisa anche da Pietro Lacasella, direttore de Lo Scarpone, il portale del Cai. L'opinione di Ferrari e Lacasella, in sostanza, è che le croci sulla vetta delle montagne vanno conservate e mantenute. Quello che non si dovrebbe fare è aggiungere nuove croci alle cime. E questo per ragioni culturali ed ambientali.

L'opinione, condivisibile o meno, non è stata però rilanciata in modo corretto perché a livello nazionale è passato l'errato messaggio che il Cai volesse rimuovere le croci dalle vette. Messaggio che ha scatenato le reazioni contrarie anche di due ministri del governo, Daniela Santanchè e Matteo Salvini. E a livello veronese, anche un Andrea Bassi, ex consigliere regionale ed ex assessore del Comune di Verona, ha condiviso la notizia commentando che si vorrebbero togliere le croci dalle cime perché ritenute simbolo di intolleranza.

È così partita la valanga di parole. E contro una valanga, si sa, non si può far nulla. Infatti, è stato quasi inutile l'intervento del presidente generale del Club Alpino Italiano Antonio Montani, il quale ha dichiarato che sulle croci in vetta il Cai non ha una posizione ufficiale. In più, Montani, si è voluto scusare con la ministra Santanchè «per l’equivoco generato».
Parole che non hanno fermato la valanga, anzi, hanno peggiorato la situazione perché Ferrari e Lacasella, dopo l'intervento di Montani, hanno deciso di dimettersi dai loro ruoli all'interno del Cai. «Sono inventate le dichiarazioni secondo le quali io avrei detto che le croci di vetta vanno tolte - ha spiegato Ferrari - E il presidente del Cai ha contribuito a alimentare l’equivoco: si è scusato con il ministro Santanché per una colpa inesistente prendendo le distanze da una mia dichiarazione mai fatta. Peccato, non difendendo i suoi collaboratori e il suo ente da infondate polemiche, il Cai ha perso l’occasione per dimostrare di avere la schiena dritta».

E di polemica inutile ha parlato anche la sezione veronese del Cai attraverso il suo presidente Antonio Guerreschi, il quale ha ribadito la posizione del Club alpino sulle croci nelle vette: mantenere quelle esistenti ed evitare nuove installazioni. E non solamente di croci, ma anche di altro, perché nulla aggiungere altra bellezza a quella che le cime delle montagne già hanno.

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