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Sabato, 20 Aprile 2024
Attualità Valverde / Via Luigia Poloni

Covid-19 nelle case di riposo veronesi: contagiati 279 anziani e 126 operatori

E la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon segnala: «All'Opera Pia Ciccarelli di San Giovanni Lupatoto sono in attesa di mascherine e camici»

Questa dovrebbe essere una settimana importante per la gestione dell'emergenza coronavirus nelle case di riposo del Veneto. Le Ulss sono al lavoro per realizzare dei piani specifici per ogni struttura. Ed entro la fine di questa settimana, tutti gli ospiti e gli operatori dovrebbero essere sottoposti ai test a tampone. Queste almeno le previsioni della Regione Veneto e le intenzioni anche dell'Ulss 9 Scaligera, la quale tiene monitorate tutte le case di riposo veronesi.
Al momento, sono 14 le strutture della provincia di Verona in cui sono stati accertati dei casi di coronavirus. Di queste 14 case di riposo tutti gli ospiti e tutti i lavoratori sono stati sottoposti al test a tampone. Gli anziani analizzati sono stati 1.228, tra di loro 279 sono risultati positivi e 25 di questi positivi sono stati ricoverati in ospedale. Gli operatori analizzati sono stati 1.207 e tra di loro 126 sono risultati positivi. Questi dati sono stati forniti oggi, 8 aprile, dalla Regione Veneto e offrono un quadro d'insieme della situazione. Una situazione che però non è omogenea. A Castel d'Azzano, ad esempio, più della metà degli ospiti era stata infettata dal virus, ma le condizioni dei contagiati non sembrano gravi. Più grave, invece, la situazione in altre realtà, come a Pescantina dove è deceduto il primo ospite per coronavirus; a Lazise la conta ha raggiunto quota 3; a Legnago, dal giorno del primo contagio, sono morti 10 anziani; ma la situazione più preoccupante rimane quella di Villa Bartolomea, dove i morti sono diventati 35.

E quella degli anziani è solo una delle sfide imposte da questa emergenza. L'altra è quella di reperire il personale per le case di riposo più in difficoltà. Si ammalano, infatti, anche i lavoratori, che per almeno due settimane poi sono costretti a rimanere a casa. Si cercano dunque dei rimpiazzi, ma questa ricerca non è sempre facile.
Ma per evitare che gli operatori si ammalino servono mascherine ed altri dispositivi di protezione. Dispositivi che la Regione distribuisce quotidianamente in tutte le province e che la Ulss 9 Scaligera invia nelle varie strutture veronesi. La consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon segnala però che non tutte le case di riposo sono rifornite. «All'Opera Pia Ciccarelli di San Giovanni Lupatoto sono sempre in attesa dei dispositivi di protezione individuale, centinaia di pezzi tra mascherine e camici - scrive Bigon - I test a tappeto e i successivi tamponi sono fondamentali, però i lavoratori devono poter gestire in totale sicurezza i casi già accertati, o sospetti, di ospiti affetti da Covid-19. All'Opera Pia servono 600 mascherine chirurgiche, 252 filtranti Ffp2 ed Ffp3 oltre a 252 camici monouso per soddisfare un fabbisogno che purtroppo non accenna a diminuire».

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