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Quando lo sport non è più salute, convegno sul doping a Verona

S'intitola «Ormoni, metabolismo e sport» e si terrà venerdì 26 ottobre nell'auditorium Domus Mercatorum della Camera di Commercio di Verona

L'Oms, organizzazione mondiale della sanità, indica nell'inattività fisica il quarto più importante fattore di rischio di mortalità nel mondo e il maggiore fattore di rischio per le malattie non trasmissibili, quali le patologie cardiovascolari, i tumori e il diabete. Ma, d'altra parte, anche il concetto "sport e salute" è un azzardo ed è un po' più complicato di quando possa apparire. Dall'ultimo report del Ministero della salute sui controlli effettuati nel 2017 su giovani e sport amatoriali emerge che non c’è sport che sfugga al doping inteso come uso di un farmaco o di una pratica medica non a scopo terapeutico ma per migliorare il rendimento psicofisico. Sempre il Ministero rileva che le sostanze più utilizzate sono gli agenti anabolizzanti (48,3%), stimolanti (17,2%), corticosteroidi (8,6%), diuretici e agenti mascheranti (8,6%). Sono quindi gli ormoni che vengono impiegati, prevalentemente, come un "aiutino". Ma, allora, lo sport è davvero salute? Come deve essere praticato lo sport affinché rientri nella pratica e nello stile di vita raccomandato? Che dimensioni ha il mercato delle sostanze dopanti e quali rischi per la salute? E quali le conseguenze sulla salute quando lo sport diventa un'ossessione?

Di questi temi si parlerà venerdì 26 ottobre nell'auditorium Domus Mercatorum della Camera di Commercio di Verona in occasione del convegno «Ormoni, metabolismo e sport», promosso da Ame, associazione medici endocrinologi, dal Coni e della Federazione Medico Sportiva. La guida scientifica sarà di Roberto Castello, direttore di medicina generale ed endocrinologia dell'azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, e di Paolo Cannas, medico ospedaliero e medico sportivo della Tezenis Verona.

Quando si parla di sport - ha spiegatp Paolo Cannas - ci si riferisce ad un complesso sistema di valori in cui l'emulazione verso l'atleta o la squadra amata gioca un ruolo molto importante. L'emulazione si manifesta nei modi più diversi: dal possesso della maglietta, il cappellino, i gadget, l'attrezzatura sportiva, ma anche nell'imitare i tempi e i modi degli allenamenti professionali, fino all'assunzione di sostanze che possano migliorare le prestazioni. Il cosiddetto "aiutino" serve a confermare ai soggetti che vi ricorrono l'implicita giovinezza rappresentata dalle prestazioni da campioni a cui evidentemente l'atleta sente, quasi come un imperativo, di dover arrivare. I valori dello sport, la dimensione educativa, la solidarietà, lo sviluppo sano virtuoso del fisico e della mente, vengono disconosciuti. Il concetto di benessere, da sempre accostato allo sport, da valore positivo assume la valenza negativa nel momento in cui lo sport diventa una mania, una patologia generando comportamenti che nulla hanno a che fare con la salute e che spesso ne comportano la perdita. L'Italia è il secondo paese al mondo per casi di doping a livello olimpico e con un mercato italiano dei prodotti dopanti che arriva a 537 milioni di euro.


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(Paolo Cannas)

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