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Il caso "Cibo", la Lucarelli, il consigliere Velardi e Hannah Arendt: dopo le scuse, le polemiche

Il gruppo consiliare della Lega a Palazzo Barbieri ha presentato quest'oggi ufficialmente un'esplicita mozione di «condanna» nei confronti dei «messaggi del writer Cibo»

La vicenda che vede protagonista il noto street artist veronese Cibo, divenuto negli ultimi anni molto popolare con ospitate televisive su canali nazionali ed interviste a giornali esteri, stenta, a distanza di una settimana dal suo inizio, a potersi dire conclusa. Nella giornata di ieri, giovedì 5 dicembre, sulla pagina Facebook dell'artista è stato divulgato un video annunciato dalle seguenti parole:

«A seguito delle polemiche su alcuni miei post, mi sembrano dovute delle spiegazioni su una fetta del mio passato del quale vi devo chiedere scusa. Perché a Cibo non sfugge nulla, nemmeno l'odio di Pier».

In realtà, queste stesse scuse e spiegazioni erano già state anticipate in un'intervista rilasciata al giornale online veronese Il Nazionale Verona che l'aveva pubblicata un paio di giorni prima, vale a dire martedì 3 dicembre:

«Mi dispiace tantissimo. - avrebbe rivelato al quotidiano online il writer - Rivedendomi ora non mi capacito di aver scritto quelle cose e mi scuso davvero con tutti. Alcune cose, in realtà, andrebbero spiegate, perché alcuni messaggi erano volutamente provocatori e sono risultati fuorvianti rispetto al mio reale pensiero. Essendo un artista gioco sempre con la provocazione per andare dritto al punto. In alcuni casi sono stato frainteso, come ad esempio nel messaggio che alcuni hanno pensato fosse contro Tiziana Cantone, ma non ce l’avevo assolutamente con quella povera ragazza, ma contro un certo tipo di giornalismo cinico e morboso, spesso teatrale. 

Di altri post, invece, - avrebbe poi aggiunto nell'intervista il writer veronese - devo effettivamente e sinceramente chiedere scusa, perché ho scritto cose imbarazzanti e assolutamente sbagliate, che mi sono uscite male e sono state percepite pure peggio. Rivedendomi con gli occhi di oggi mi rendo conto di essere stato immerso in quel periodo in un clima d’odio in cui io per primo mi ci sono buttato e sguazzato e ho scritto cose in cui oggi non mi riconosco e da cui vorrei prendere le distanze».

L'articolo in questione, oltre alle spiegazioni e scuse di Cibo, ripercorreva l'intera vicenda dando una propria interpretazione di quanto sarebbe avvenuto, e menzionando persino (in modo forse un po' eccessivo ed ingiustificato, poiché in questa vicenda gli elementi fattuali non mancano) il famigerato "metodo Boffo" che, secondo l'autore di quell'articolo, non sarebbe del tutto estraneo in questa storia. Una versione dei fatti in realtà del tutto ipotetica, ovviamente, e che parrebbe aver indispettito il consigliere della Lega in Comune a Verona Andrea Velardi (qui una sua recente replica apparsa in seguito sullo stesso giornale), il quale sulla propria pagina Facebook ha dedicato nella giornata del 4 dicembre (segnatevi la data, è importante ndr) alcuni post polemici affermando recisamente che «il "metodo Boffo" non ha nulla di analogo alla questione "Cibo"! Nulla. Se proprio, il paragone più indicato sarebbe stato il "Sistema Marsiglia"».

I consiglieri della Lega a Verona presentano la mozione %22Cibo%22

I consiglieri della Lega a Verona presentano la loro mozione

A rincarare la dose ci ha poi pensato l'intero gruppo consiliare della Lega a Palazzo Barbieri quest'oggi (quindi dopo sia le scuse del 3 dicembre che quelle in video di ieri espresse da parte di Cibo), gruppo leghista che ha infatti annunciato pubblicamente di aver presentato una mozione in Comune dal titolo «Il Consiglio comunale di Verona condanni i messaggi di odio e violenza del writer "Cibo"». Nell'occasione sono intervenuti lo stesso presidente della Commissione Politiche Giovanili Andrea Velardi, il capogruppo della Lega Anna Grassi e i consiglieri Laura Bocchi, Vito Comencini, Thomas Laperna, Roberto Simeoni, Paolo Rossi e Alberto Zelger, i quali in una nota stampa spiegano:

«Abbiamo deciso di presentare questa mozione con cui impegniamo l'amministrazione a prendere le distanze dai messaggi di odio e di violenza pubblicati sui social network ed emersi da un'inchiesta. Ne abbiamo fatto un caso politico - affermano gli esponenti leghisti nella loro nota stampa - perché è stato lui il primo a farne un caso politico attaccando quotidianamente la Lega e Matteo Salvini: ci dipingono come fomentatori di odio quando in realtà siamo noi le vittime dell'odio».

Dopo il post con il video di "spiegazioni e scuse", nel corso della giornata di ieri è comparso un nuovo video dello street artist veronese Cibo. Questa volta il wall designer è tornato in strada a Verona per cancellare scritte sui muri, nel caso di specie una scritta comparsa proprio pochi giorni fa su un suo disegno: si tratta dell'epiteto dialettale veronese «brasacoerta» che alcuni ignoti devono aver scritto in questi giorni con caratteri neri su una fetta di pandoro, in precedenza disegnata dallo stesso writer probabilmente per coprire gli ormai celeberrimi messaggi d'odio sui muri della città:

«Ci abbiamo messo pochissimo e alla fine è tornato stupendo, - afferma l'artista Cibo nella conclusione del video - anzi meglio di prima, perciò io ringrazio sempre quando rovinano i murales, perché comunque senza il loro odio non sarebbero così buoni».

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Foto frame dal video Facebook di Cibo

Nel frattempo anche la giornalista ed influencer Selvaggia Lucarelli si è spesa a commentare il messaggio video di "spiegazioni e scuse" offerte dal writer nelle scorse ore, giungendo però a produrre un lungo post Facebook nel quale, più che accettare le scuse per così dire, evoca piuttosto pubblicamente un «murale gigantesco che servirebbe per coprire le sue figuracce indecenti». Allo stesso modo, anche il consigliere della Lega Andrea Velardi ha commentato polemicamente le scuse del writer Cibo, criticando la richiesta avanzata nel video di tenere distinte la persona e l'artista con queste parole:

«Oggi - ha scritto, forse non senza una velata ironia, il consigliere della Lega Velardi - due noti writers di San Giovanni Lupatoto mi hanno insegnato che loro possono mentire andando su tutti i media a infangare persone per bene, la città di Verona intera, giornalisti e giornalai, donne e obesi, per il loro senso del dovere». 

Ma non è finita qui, perché in quest'ultimo post, lo stesso consigliere comunale leghista parrebbe aver voluto lanciare un'altra frecciatina, questa volta indirizzata però agli esponenti locali del Partito democratico, fino ad oggi rimasti piuttosto silenziosi sull'intera vicenda. Il consigliere Velardi, infatti, ha accompagnato il suo post con la seguente immagine:

Post consigliere Velardi

Il post del consigliere della Lega Andrea Velardi

Si tratta di una citazione tratta dalla pensatrice politica, così come lei stessa amava definirsi in alternativa a filosofa, Hannah Arendt. Citazione che, in precedenza, era già stata ripresa dalla pagina web della Treccani e pubblicata il giorno 4 dicembre (eccolo che ritorna ndr) dalla consigliera comunale del Pd a Verona Elisa La Paglia, proprio per ricordare l'anniversario della morte della pensatrice di origine ebraica, avvenuta appunto il 4 dicembre del 1975. Che si tratti forse, interpretiamo liberamente, di un delicato invito rivolto da parte del consigliere Velardi al Partito democratico veronese, o più in generale al mondo della sinistra locale, a prendere posizione in modo chiaro ed esplicito sulla vicenda?

Post consigliera La Paglia

Il post della consigliera comunale del Pd Elisa La Paglia

Dal canto nostro, lasciando debitamente a tutti i lettori la libertà di farsi una propria idea circa una vicenda molto complessa e dalle molteplici sfumature, non ci resta che rivolgere loro qualche semplice invito che, perché no, potrebbe forse valere anche per i diretti protagonisti di questa storia: consultare il calendario del ciclo di seminari "Il realismo politico e l'impossibile" promosso dall'Università di Verona e dedicato ad Hannah Arendt, recarsi in Gran Guardia a visitare la grande mostra d'arte che ospita anche opere di Kandinskij (il quale secondo il "Calendario Giuliano" sarebbe nato il 4 dicembre, sempre lui, del 1866), e, magari nel mezzo, cogliere l'occasione per gustarsi una buona fetta di Pandoro.

Breve, ma non troppo, P.s.

«Oggi ho imparato dai Maestri della redazione di Verona sera, che quel che ho scritto io è beffardo (attenzione: beffardo) ironico e provocatore (in realtà ero molto serio)...invitandomi tra le righe a farmene una ragione sul fatto che quel che hanno fatto Pier, Cibo, Deer e chi più ne ha più ne metta per loro non è da condannare. Mi hanno addirittura invitato (ci hanno) ad andare in Gran Guardia a vedermi una mostra e farmi una fetta di pandoro».

Con queste parole il consigliere comunale Andrea Velardi ha voluto commentare il presente articolo. Le riportiamo per correttezza, pronti ad ospitarne di nuove qualora lo ritenesse opportuno, fornendogli il giusto spazio di replica. Prendendo dunque atto delle sue affermazioni, ci limitiamo ora a far presente, con la volontà di chiarire la nostra prosa che evidentemente è risultata fraintendibile, come l'espressione «post dal tono un po' beffardo e provocatore» (ora doverosamente rimossa, tenendo fede alle dichiarazioni del suo commento chiarificatore appena citato: «In realtà ero molto serio») fosse riferita, in modo peraltro bonario e senza spirito di critica, esclusivamente per l'appunto al tono complessivo del post Facebook nel quale pareva essere intenzione del consigliere sollecitare (provocare in questo senso, in modo legittimo tra esponenti politici, una reazione dialettica, e giustamente aggiungiamo noi) la consigliera comunale del Pd Elisa La Paglia a prendere posizione in modo esplicito sulla vicenda (reazione dialettica che, forse non a caso, proprio stamane è arrivata), non certo alla decisione di presentare una mozione in Consiglio comunale. Azione amministrativa quest'ultima più che legittima e della quale abbiamo semplicemente dato conto in quanto fatto di cronaca politica.

Quindi, in estrema sintesi, il senso originario delle nostre parole avrebbe voluto essere: la beffa (bonaria e sofisticata) sarebbe eventualmente consistita nella ripresa della citazione tratta da Hannah Arendt, volta a provocare (nel senso di indurre, invocare) una presa di posizione esplicita che fino ad oggi mancava (lacunosamente) da parte del Pd, non senza passare anche attraverso una sfumatura d'ironia indirizzata all'idea che sarebbe possibile sdoppiare la figura dell'artista e la persona dei, citiamo letteralmente, «due noti writers di San Giovanni Lupatoto». La nostra supposizione era errata, e dunque due consiglieri comunali a Verona avrebbero, a breve distanza temporale l'uno dall'altro, condiviso su Facebook una medisima citazione (con lo stesso layout) in modo del tutto casuale? Benissimo, avevamo fatto per l'appunto una semplice supposizione (volgendola peraltro in forma interogativa e dunque dubitativa), e tuttavia è sufficiente saperlo e non ci costerà fatica ammettere la singolare coincidenza e, come in parte già stiamo facendo, l'eventuale nostro candido errore interpretativo. 

Altra puntualizzazione: tra le righe del presente articolo non vi vuole essere alcunché, se non la libertà del lettore di farsi una propria idea. Alcuni dei post contestati al writer veronese parlano in effetti da soli e mai abbiamo scritto, nemmeno tra le righe, che «per noi non sono da condannare», anzi è possibile oggi certamente aggiungere che da essi non si può che prendere le dovute distanze (fatto salvo il diritto alla libertà di pensiero ed espressione proprio di ciascuno). Va però anche aggiunto che proprio di qui, sono poi arrivate pure le scuse pubbliche del writer veronese (apprezzate da alcuni, meno da altri): ciascun lettore può e deve autonomamente valutare entrambi questi aspetti. Per quanto riguarda il post sui «due noti writers di San Giovanni Lupatoto», come detto, ancora ora non riusciamo a non leggervi una velata ironia, che a dirla tutta sarebbe anche piuttosto apprezzabile ed avrebbe il merito di cogliere nel segno (allo stesso modo ci pare velatamente ironica, e ben accetta con un sorriso, sia chiaro, l'espressione a noi rivolta «Maestri della redazione di VeronaSera»). Ciò detto, onde evitare nuovi fraintendimenti, là dove si parla di «velata ironia» vi abbiamo ora apposto il beneficio del dubbio aggiungendovi un «forse» che denota e sottolinea la possibilità di una nostra eventuale errata interpretazione.

Dulcis in fundo, il Pandoro. L'invito a visitare la mostra in Gran Guardia, così come a frequentare i seminari dedicati ad Hannah Arendt e gustarsi una buona fetta di Pandoro non è mai stato assolutamente rivolto ad una singola persona, quanto piuttosto anzitutto a tutti i lettori (poiché oltre alle polemiche, ancor di più in clima natalizio, è bene talvolta distrarsi un po' e ricordare che esistono a Verona anche cose belle e buone, il nostro umorismo era tutto qui), e, come scritto, il consiglio «perché no, potrebbe forse valere anche per i diretti protagonisti di questa storia», tutti, nessuno escluso, compreso dunque il writer veronese (il riferimento al Pandoro in salsa british humour ci pareva proprio in tal senso calzante). Un invito generico, pertanto, a sdrammatizzare (tentativo il nostro evidentemente non troppo riuscito, forse non senza nostra responsabilità e di questo ce ne rammarichiamo), non certo la volontà di rendere più tesa un'atmosfera già di suo abbastanza complicata, anzitutto proprio per chi, vogliatecene dare credito, cerca (talvolta riuscendovi, in altri casi forse meno) semplicemente di raccontarla dando conto delle ragioni dell'una, così come dell'altra fazione in campo.

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