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Pellegrinaggio degli alpini al monumento di Passo Fittanze: «Le guerre le decidono gli anziani, ma le fanno i giovani»

Il ritrovo tenutosi domenica 16 luglio, ha visto il vescovo monsignor Domenico Pompili officiare la messa con la presenza di numerose figure istituzionali

Un pennone aguzzo che da cinquant’anni punta al cielo. Due aquile scolpite nella pietra: una con l’aria dimessa della sconfitta, l’altra, la più alta, troneggia con il piglio e la fierezza della vittoria. Alto 16 metri, voluto dalla comunità montana e dai comuni di Erbezzo, Boscochiesanuova, Ala e Sant’Anna d’Alfaedo, il monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre di Passo Fittanze ha accolto domenica ancora una volta le Penne Nere veronesi che, da quando è stato inaugurato, tutti gli anni la terza domenica di luglio si trovano qui all’ombra dell’imponente pennone per far memoria. Insieme a loro, oltre ad amici, famigliari, simpatizzanti e decine di persone che hanno scelto la Lessinia per rifugiarsi dalle torride temperature della città, autorità e istituzioni tra cui la vicepresidente della Regione Elisa De Berti, il parlamentare veronese Paolo Tosato, il sindaco di Erbezzo Lucio Campedelli e sindaci e rappresentanti di molte altre amministrazioni, veronesi e trentine, il presidente del Parco regionale della Lessinia Giuliano Menegazzi. La messa è stata officiata dal Vescovo di Verona monsignor Domenico Pompili, insieme al cappellano sezionale don Rino Massella. E dai 1400 metri circa di altitudine, dalle parole e dai pensieri di tutti i presenti, ancora una volta, si è levato un inno alla pace. «Le guerre le decidono i grandi, molto spesso anziani, ma le fanno i giovani, giovanissimi, mandati a morire in battaglia. Se questi nostri caduti ci parlassero, probabilmente è proprio questo che direbbero. L’auspicio è che oggi i grandi ascoltino la parola di Dio, che è parola di Pace», ha esordito monsignor Pompili.

All’ANA Verona, oltre al compito di far memoria grazie a cerimonie e momenti commemorativi così partecipati e sentiti come quello di domenica, anche l’onere e l’onore di coinvolgere le nuove generazioni in una missione vitale: imparare a porre il “noi” davanti all’”io”, a fare comunità, a pensare ai doveri prima che ai diritti. «I tempi stanno cambiando velocemente e corrono più veloci del nostro “Trentatrè”, l’inno alpino. Oggi più che mai dobbiamo essere lungimiranti, i visionari del nostro futuro associativo, proponendo delle idee innovative con nuove prospettive e realtà condivise con i nostri futuri eredi», è intervenuto il vicepresidente dell’ANA Verona Massimo Venturini, portando i saluti del presidente Maurizio Trevisan. «Una di queste idee si è già concretizzata con successo: sono i campiscuola. Quelli dell’ANA nazionale, uno dei quali si è svolto proprio qui in Lessinia, a Camposilvano, due settimane stupende a stretto contatto con 66 ragazzi e ragazze dai 16 ai 21 anni, e il camposcuola sezionale organizzato a Ronco all’Adige che ha visto protagonisti 33 partecipanti che hanno vissuto 10 giorni a stretto contatto con i volontari della Protezione Civile dell’ANA. Grazie a queste due esperienze, le ragazze e i ragazzi hanno potuto vivere le emozioni della nostra storia, le eccellenze delle truppe alpine, la professionalità della nostra protezione civile e serate in allegria con il gruppo giovani della sezione. Certo non è sufficiente, ma è la prova tangibile del valore dei nostri figli di oggi che se aiutati nel capire i valori che contano nella vita sono in grado di stupirci!», ha agguinto Venturini.

Parole di pace anche dalle istituzioni intervenute. Parole commosse quelle di Campedelli, al suo ultimo pellegrinaggio da primo cittadino di Erbezzo, che ha sottolineato come i confini debbano tornare a essere solo «luoghi di incontro e non più di scontro». De Berti, ringraziando gli alpini per «tutto ciò che fate, che avete fatto e che, sono sicura, farete», ha rivolto un pensiero a tutte le famiglie, «allora come oggi, straziate dalla perdita di una persona cara in battaglia». «Dobbiamo cancellare i motivi di conflitto, di diversità e riscoprire ciò che ci unisce», ha aggiunto Tosato.

Tutte le fasi della commemoriazione sono state animate dalla banda cittadina di Grezzana e dal coro “Amici della baita” di Lugagnano. 

Passo Fittanze, alpini in pellegrinaggio al monumento

IL MONUMENTO DI PASSO FITTANZE - Dedicato agli alpini e ai Caduti di tutte le guerre, era una vecchia aspirazione, sentita dalle popolazioni montanare della Lessina ancora durante la Prima guerra mondiale. Dal 1917 a Sega di Ala si iniziò a lavorare ai gruppi marmorei che avrebbero dovuto onorarli ma per anni non si riuscì a passare dalle parole ai fatti. L’idea di ripristinare il monumento venne ripresa alcuni anni dopo la Seconda guerra mondiale, con lo scopo di onorare gli alpini e le altre truppe combattenti che da Passo Fittanze, sui monti Lessini, in corrispondenza dell’antico confine di Stato con l’Austria, mossero verso i confini naturali della Patria, raggiunti al termine del conflitto del ’15-’18. La realizzazione dell’opera fu affidata allo scultore Giuseppe Cinetto. L’ampia struttura si articola in un compendio monumentale costituito da una base circolare con gradini di accesso, cippi dedicatori, cippi con fregi distintivi e incisi delle varie Armi e Corpi delle forze armate. Comprende due maestose aquile e occupa 8 metri di fronte, 6 metri di profondità.

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