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Il cda di Agsm si mette di traverso sull'aggregazione con Aim e A2A

I consiglieri hanno fatto mancare il numero legale alla proposta caldeggiata dal presidente Finocchiaro e dal sindaco Sboarina. Bertucco: «Politica matrigna incapace di fare delle scelte trasparenti e condivise»

Quella di ieri, 26 giugno, doveva essere una giornata decisiva per Agsm e in parte lo è stato. Il consiglio di amministrazione della più importante controllata dal Comune di Verona doveva votare l'aggregazione dell'azienda con Aim, la multiutility di Vicenza, e con un terzo partner industriale. Al momento del voto, però, è venuto a mancare il numero legale, certificando quello che ormai è impossibile nascondere: il sindaco Federico Sboarina e il presidente di Agsm Daniele Finocchiaro sono favorevoli ad un'aggregazione che però non piace né all'opposizione né a una fetta della maggioranza che sostiene Sboarina. In questo momento, dunque, tutto rimane in sospeso, anche l'indagine di mercato che Agsm e Aim hanno lanciato per vedere se c'è un terzo partner industriale migliore rispetto ad A2A. Tutto in sospeso fino a lunedì prossimo, giorno in cui si riunirà di nuovo il consiglio di amministrazione.

«Per l'ennesima volta Agsm è condannata a restare una vecchia zitella a causa di una politica matrigna incapace di fare delle scelte trasparenti e condivise - ha commentato il consigliere di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco - E continuerà ad essere così fintanto che non si agirà alla radice dei problemi che da decenni si ripresentano di amministrazione in amministrazione: un cda lottizzato che invece di rispondere alla città risponde soltanto ai propri referenti politici; partiti che pensano soltanto all'occupazione delle poltrone; un sindaco che non è stato in grado di gestire nessuna partita importante; un presidente dimezzato che non ha saputo convincere nessuno, nemmeno i propri consiglieri di amministrazione».
E contro la politica all'interno delle aziende partecipate si è espresso anche Luca Nisidi, rappresentante di Volt Verona, con consiglia: «Se qualcosa si deve fare è individuare con sollecitazione pubblica il partner con le caratteristiche ed il progetto strategico più interessante».

Ma la giornata di ieri è stata importante anche perché il Tar della Lombardia ha pubblicato l'ordinanza con cui di fatto ha sospeso la fusione tra un'azienda partecipata brianzola, Aeb, e A2A. Un'operazione non identica, ma comunque simile a quella che si vorrebbe portare avanti con l'aggregazione tra Agsm, Aim e A2A, appunto. «I giudici amministrativi ribadiscono il diritto dei consiglieri comunali di essere informati e di essere messi nelle condizioni di fare tutte le necessarie verifiche su ciò che l'amministrazione porta al voto - ha evidenziato Bertucco - La politica, che ha fallito così miseramente nel compito di dare un partner industriale ad Agsm, si faccia da parte e si riparta con obiettivi chiari, condivisi e con la trasparenza dovuta in questo genere di operazioni, verso la città e verso il mercato. Ciò che noi avevamo chiesto fin dall'inizio, restando purtroppo inascoltati».
E due ex presidenti di Agsm, Michele Croce e Gian Paolo Sardos Albertini, hanno sottolineato un altro passaggio del provvedimento preso dal Tar lombardo: «I giudici rimarcano esplicitamente come l'esperimento di una procedura ad evidenza pubblica costituisca un prerequisito necessario ed essenziale per la selezione di un partner industriale da parte di un gestore di servizi pubblici locali che apra il proprio capitale ad altri soggetti».

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(Croce e Albertini)

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