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Case di riposo, rette in aumento e lunghe liste d'attesa. «Serve una riforma»

I sindacati dei pensionati veronesi di Cgil, Cisl e Uil chiedono un intervento della Regione Veneto: «Aumenti le risorse del fondo per la non autosufficienza»

Un servizio dalle lunghe liste d'attesa e che dal prossimo anno costerà anche di più. Sono le case di riposo in Veneto, su cui incombe un nuovo aumento delle rette a partire dal 2024 e che solo in provincia di Verona vede più di mille anziani in regola per poter accedere ma ancora senza posti disponibili nelle strutture. Per questo i sindacati dei pensionati veronesi di Cgil, Cisl e Uil sono intervenuti per chiedere alla Regione Veneto di intervenire.

Adriano Filice di Spi Cgil, Viviana Fraccaroli di Fnp Cisl e Gianluigi Meggiolaro di Uilp Uil si sono opposti principalmente agli aumenti delle rette delle case di riposo, che vengono annunciati come inevitabili e che ricadranno sulle spalle delle famiglie. «Attualmente, una persona che necessita di assistenza in una struttura per anziani si trova ad affrontare tariffe che superano i 3.000 euro al mese senza impegnativa regionale e oltre 2.000 euro con tale impegnativa - hanno spiegato Filice, Fraccaroli e Meggiolaro - Le impegnative della Regione Veneto sono assolutamente insufficienti per far fronte ad una richiesta di assistenza sempre più grande e che è destinata a crescere nei prossimi anni vista la dinamica demografica. Riteniamo scandaloso e deplorevole che il Fondo regionale per la non autosufficienza non sia aumentato per affrontare la domanda che in questi mesi allunga la lista di attesa che al momento è di 1.600 persone. Le impegnative di residenzialità sono fondamentali, oltre all’indennità di accompagnamento, per affrontare i costi a dir poco impegnativi per le famiglie che in molti casi devono vendere i propri beni per garantire assistenza ai propri cari».

Ma l'assistenza agli anziani non è fatta solo di case di riposo. «Per ogni anziano non autosufficiente che trova posto in una casa di riposo ce ne sono almeno quattro che vengono assistiti a casa - hanno aggiunto i segretari dei tre sindacati dei pensionati - Circa l'85% delle persone non autosufficienti vengono assistiti a casa con l'ausilio dii cargiver, badanti, assistenza domiciliare integrata o servizio di assistenza domiciliare. Riteniamo inaccettabile questa condizione che coinvolge migliaia di individui e famiglie, e la principale responsabilità di tale situazione ricade sulla Regione Veneto».

Filice, Fraccaroli e Meggiolaro hanno infine elencato le loro richieste a partire da una riforma delle case di riposo e dall'aumento delle impegnative e dei fondi per la non autosufficienza. «E chiediamo anche l'applicazione dell'aliquota Irpef regionale per i redditi alti - hanno aggiunto i tre sindacalisti - per garantire una maggiore equità e per quanto riguarda il punteggio per il riconoscimento delle impegnative sanitarie individuali, la valutazione andrebbe conferita a un unica commissione territoriale dell'Ulss e non più a livello distrettuale. Infatti, a parità di condizione psico-fisica dei richiedenti, si riscontrano discresie applicative da distretto a distretto».

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