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Rette in aumento e carenza di personale nelle case di riposo. «Serve un cambiamento»

Adriano Filice, segretario del sindacato dei pensionati Spi Cgil di Verona: «La Regione Veneto non dedica l’attenzione necessaria al sostegno di migliaia di persone non autosufficienti»

Case di riposo sempre più costose nel Veronese e con una cronica carenza di personale. «È arrivato il momento di alzare un grido di indignazione profonda, ma soprattutto fare in modo che questo grido cambi concretamente le cose», ha dichiarato Adriano Filice, segretario del sindacato dei pensionati Spi Cgil di Verona.

Ma Filice non alza solo un grido, ma spiega le ragioni che dovrebbero spingere tutti ad indignarsi per la grave situazione che le case di riposo veronesi e le famiglie dei loro ospiti stanno affrontando. E il primo pensiero è proprio per le famiglie, costrette a pagare rette che dalla fine del 2022 non hanno fatto altro che crescere. «Parliamo di aggravi compresi tra i 1.860 euro all'anno, quindi 5 euro al giorno, fino ai 5.580 euro all'anno, quindi 15 euro al giorno», ha dichiarato il segretario provinciale di Spi Cgil, che non sottovaluta però neanche il problema del fabbisogno di personale né il fatto che ci sono ancora anziani in attesa di ricovero in una casa di riposo. «In graduatoria, attualmente sono 1.486», ha aggiunto Filice.

«C’è quindi l’assoluta necessità di rinforzare il servizio - ha dichiarato il segretario di Spi Cgil Verona - E la situazione va affrontata con urgenza ma in modo condiviso, trasparente, organico ed evitando inutili guerre tra poveri». Ciò che, secondo Filice, la Regione Veneto non starebbe facendo. «Una Regione che destina a pioggia finanziamenti assolutamente inutili e non dedica l’attenzione necessaria al sostegno di migliaia di persone non autosufficienti - è l'accusa di Adriani Filice - Deve essere chiaro che quando la politica regionale si vanta di non mettere le mani nelle tasche dei veneti, ad esempio rinunciando alla piena applicazione dell'addizionale regionale Irpef, aggrava la condizione delle famiglie più in difficoltà perché rinuncia ad adeguare i servizi al reale fabbisogno. L'applicazione di un sistema a scaglioni per quanto riguarda l'addizionale regionale Irpef permetterebbe di incamerare fino a 300 milioni di euro all’anno, distribuendo il carico fiscale tra chi ha di più. È giusto che chi ha di più contribuisca di più. E va ricordato che il Veneto è rimasta l’unica regione a non aver approvato una riforma delle Ipab in grado di rimettere queste strutture al passo con i tempi».

«Parallelamente all’intervento a sostegno delle case di riposo, è necessario procedere con il potenziamento delle reti di assistenza domiciliare, oggetto della nuova legge sulla non autosufficienza di cui attendiamo con grande attenzione i decreti attuativi previsti tra la fine dell’anno e l’inizio del 2024 - ha concluso il rappresentante veronese del sindacato dei pensionati - Non vorremmo, infatti, che questa fosse una riforma senza finanziamenti. Già oggi quasi il 63,5% del fondo regionale per la non autosufficienza del Veneto va al sistema delle case di riposo, lasciando solo il 13% alla cura domiciliare».

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