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Martedì, 30 Aprile 2024
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Assegnati giovani medici di base, ma rimangono tante le zone carenti

Azienda Zero ha destinato 43 camici bianchi alla provincia di Verona dove nella migliore delle ipotesi le zone carenti di medici di famiglia scenderanno a 156

Nell'ultima parte dell'anno appena passato, Azienda Zero ha ufficializzato 225 nuove assegnazioni per coprire i posti da medico di base ancora vacanti sul territorio regionale. Al Veronese sono stati destinati 43 nuovi giovani medici, di cui 10 corsisti del terzo anno della specializzazione, 15 del secondo anno e 18 del primo anno. Una boccata di ossigeno per una provincia dove è forte la carenza di medici di famiglia e dove, nonostante questi nuovi camici bianchi, rimangono ancora scoperte alcune zone. Le aree non del tutto coperte da medici di medicina generale a fine settembre erano 197. E nella migliore delle ipotesi, le nuove assegnazioni faranno scendere le zone scoperte a 156.

I nuovi medici di base andranno a coprire i bisogni attualmente presenti nella prima nella seconda e nella terza circoscrizione di Verona, anche se a Parona c'è ancora una carenza da riempire. Altri medici sono stati assegnati nella sesta e settima circoscrizione del capoluogo e ai Comuni di San Martino Buon Albergo e Lavagno. Eppure, anche in questo caso, pare ancora da sanare la carenza di Porto San Pancrazio. Sei nuovi medici vanno a lenire le carenze in zona lago e dell’entroterra gardesano e altri sei medici per il Sud-Ovest Veronese. Cinque nuovi medici anche per la Valpolicella e la Valdadige, dove tuttavia restano ancora senza soluzione le situazioni di Caprino Veronese e di Dolcé.

«A fronte di questo andamento la risposta della politica, sia del Governo che della Regione è aberrante - ha commentato Adriano Filice, segretario generale del sindacato dei pensionati Spi Cgil Verona - Da Roma gli stanziamenti per la sanità non sono nemmeno sufficienti a coprire l’aumento dei costi generato dall’inflazione, e nemmeno i rinnovi dei contratti del personale sanitario. Da Venezia si prova ogni genere di palliativo senza decidersi ad affrontare la questione. Le soluzioni sono note da anni: si tratta di incentivare le aggregazioni di medici nella sostanza e non solo sulla carta, quindi mettendo in rete i medici e fornendo loro adeguati supporti amministrativi per sgravarli almeno della componente burocratica del lavoro. Ma la quotidiana emergenza che investe anche a soprattutto le persone anziane non riguarda solo il medico di famiglia ma anche le liste d’attesa. Una deriva che vede di fatto uno del servizio sanitario verso il privato e che pertanto richiederebbe un forte cambio di rotta politica che oggi non vediamo. Come se non bastasse, a tutto questo si aggiunge il previsto aumento dei ticket e delle rette delle case di riposo. Penso che su questo tema sia necessaria una grande mobilitazione e una presa di posizione forte anche da parte dalle amministrazioni locali, le più vicine ai cittadini. Registriamo un sostanziale silenzio come se la deriva e la condizione odierne fossero inevitabili. Sul tema centrale della sanità non è più possibile stare fermi. Tutti i soggetti, comprese le amministrazioni pubbliche, a cominciare dal Comune di Verona, hanno il dovere di alzare forte un grido di allarme perché oggi chi paga, in termini di salute mancata ed in termini economici, sono i più deboli, i più fragili, che si trovano enormemente esposti e non hanno i soldi per rivolgersi al privato».

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