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Martedì, 30 Aprile 2024
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Fusioni tra Comuni più facili in Veneto, quorum del referendum abbassato al 30%

Primo test a fine ottobre, quando i cittadini di otto Comuni voteranno per quattro processi di fusione. Nessun Municipio veronese è interessato. Finora, tutte e tre le proposte di fusione tra territori scaligeri sono state bocciate

In Veneto sarà più semplice portare a termine i percorsi di fusione tra Comuni. Il consiglio regionale ha infatti approvato il progetto di legge che agevola le aggregazioni facendo scendere dal 50% al 30% il quorum di partecipazione al referendum consultivo sulla fusione dei Comuni (con un’ulteriore riduzione al 25% nel caso in cui gli iscritti all'Aire siano superiori al 20% dei votanti). Una legge che nelle intenzioni della Regione rappresenta il primo tassello per l'iter dedicato al Piano di riordino territoriale (Prt).

«Ora potremo avviare una nuova stagione legata ai processi di fusione che si lega strettamente a una razionalizzazione della governance capace di sostenere una visione nuova, aggiornata e ancora più efficiente del territorio regionale - ha commentato l'assessore regionale al bilancio e alla programmazione Francesco Calzavara - Il referendum è il più importante istituto di democrazia diretta e abbassare il quorum non va ad intaccare questo diritto, ma intende combattere un fisiologico astensionismo. Il 29 e il 30 ottobre celebreremo in Veneto quattro referendum consultivi su processi di fusione. Otto amministrazioni locali si confronteranno con i propri cittadini applicando il nuovo quorum di partecipazione».

Fusioni di Comuni realizzate in Veneto ed i prossimi referendum in programma nel 2023

Tra quelli che andranno al voto nell'ultimo weekend di ottobre non ci sono Comuni veronesi. I Municipi che consulteranno i cittadini sulla fusione sono quelli di Polesella e Guarda Veneta; Gambugliano e Sovizzo; Quero Vas e Alano di Piave; Carceri e Vighizzolo d'Este.

«Una recente relazione della Corte dei Conti ha affermato che l’aggregazione tra i Comuni di piccole dimensioni comporta indiscutibili vantaggi sul piano organizzativo - ha precisato Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est - cui si aggiungono i cospicui incentivi statali erogati per 15 anni. Apprezziamo quindi la scelta della Regione Veneto di abbassare il quorum dei referendum di fusione perché agevola il riordino territoriale ed evita che la generale disaffezione al voto blocchi qualunque tentativo di riforma, anche proveniente dalle stesse comunità locali».

Secondo un'analisi della Fondazione Think Tank Nord Est, in Veneto le fusioni sono già state premiate con oltre 65 milioni di euro di contributi statali dal 2014 ad oggi. Eppure, nonostante la convenienza economica, oltre la metà delle proposte di fusione in Veneto è stata finora respinta. Su 29 referendum totali, 15 sono stati respinti e 14 sono stati portati a termine con successo.
In provincia di Verona, tutti e tre i referendum sono stati bocciati. Il primo è stato quello per la fusione di Belfiore e Caldiero, saltata nel 2017. Il secondo ha stoppato la fusione tra Roncà e San Giovanni Ilarione che nel 2018 volevano creare il nuovo Comune di Valdalpone. E il terzo nel 2020 non ha portato alla nascita di Borgo Veronese, dalla fusione di Isola Rizza e San Pietro di Morubio.

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